Lo spettro del gender
"Uno spettro si aggira per l'Europa"... no, dai, sto scherzando. Ma neanche troppo. Te l'avevo promessa da tempo un'uscita sul GENDER, ed eccola qua, Fanne buon uso.
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Stavolta non si scherza. Stavolta la posta in gioco è alta. Vi siete iscritti in tantissimi (grazie soprattutto alle segnalazioni di Luca Vanz e Giulia Blasi a cui vanno tanti cuoricini) e sento sempre di più la pressione. Al tempo stesso, nei giorni passati dall’ultima uscita mi sono capitate un miliardo di cose trascurabili ma impegnative (per cui ho un po’ ritardato la scrittura di Patrilineare) e infine è successa una cosa terribile e definitiva, suo malgrado divenuta “simbolica”: il femminicidio di Giulia Cecchettin, di cui ho scritto di getto su Instagram. Ritrovarsi il 25 novembre in piazza con tuttə le persone che vorrebbero una società migliore è stato emozionante. Così come è stato emozionante vedere in corteo molti più maschi del solito. Ed è stato emozionante, in questi giorni, anche ricevere messaggi privati “maschili” di apprezzamento per quello che sto facendo: voi sapete chi siete e mi avete colpito al cuore. Ma andiamo a incominciare, anche stavolta.
Il pensiero binario
A questo punto del percorso di Patrilineare, è necessario approfondire il discorso generale intorno al sesso per capire che la complessità delle relazioni dipende dalla complessità delle persone. Non è un mistero che fin da piccoli siamo tutti irregimentati a ragionare in termini di bianco vs. nero, in un mondo che non ha sfumature di grigio. Invece sappiamo bene che il mondo (e l’umanità) è ricchissima di complessità, e una delle principali è proprio quella che riguarda il sesso e i generi.
Il mondo bianco/nero ci dice per l’appunto che esiste una dualità maschio/femmina e che da lì non si scappa. Un modo di ragionare che chiamiamo “binario”: due sono le alternative, o l’una, o l’altra. La cosiddetta “teoria del gender” (che per inciso fa ancora moltissima paura a un sacco di gente nell’anno del Signore 2023) mette semplicemente sotto gli occhi di tutti le diverse sfumature che può assumere l’identità di genere.
Ma che cos’è questa identità di genere, e cosa ha a che fare con il sesso? L’identità di genere, potremmo dire, è uno dei pilastri della definizione di una persona, e - quando la rapportiamo alla sfera sessuale - è uno dei tre dati fondamentali che dobbiamo tener presente se vogliamo conoscere e riconoscere veramente una persona.1 Comportamenti e preferenze sessuali2 sono sì dati importanti, che contribuiscono a definire la sfera sessuale di un individuo, ma in linea di massima quelle sono scelte che uno può decidere o meno di adottare nella vita.
L’identità di genere invece, insieme con il sesso biologico e l’orientamento sessuale o romantico, non è una cosa che si sceglie: è una cosa che si è. Quindi: come maschio tu puoi avere un pene - il sesso biologico, quello che ti viene “assegnato alla nascita” dal medico che per primo ti visita. Ma l’identità di genere che si andrà formando col passare degli anni potrebbe essere diversa da quella maschile. Lo stesso ovviamente vale per una persona di sesso biologico femminile che può avere un’identità di genere diversa da quella femminile. Per non parlare del fatto che - anche a livello di sesso biologico - ci sono casi in cui l’osservazione dei genitali esterni porta il medico di turno a riconoscere la persona appena nata come intersex o intersessuale. Si tratta di persone che presentano caratteristiche sessuali che non rientrano nel tipico binarismo maschio/femmina.3
Non è così infrequente che l’identità di genere di una persona sia diversa dal suo sesso biologico. Certo, magari non è la “normalità statistica”, ma è una possibilità che va vista, va riconosciuta, va rappresentata.
Cisgender o transgender?
Per semplificare (oddio, ogni tanto bisogna pur farlo), l’identità di genere è quello che tu sai di essere dentro di te, e dipende più dal cervello che da quello che hai in mezzo alle gambe. Quindi puoi essere una persona cisgender o una persona transgender. Se sei maschio e ti senti uomo, sei cisgender (cioè: la tua identità di genere è conforme al tuo sesso biologico). Se sei maschio e non ti senti uomo, magari ti senti donna, o un po’ uomo e un po’ donna, o ti senti un qualcosa che non è né uomo né donna, tranquillo. Sei una persona transgender (cioè: la tua identità di genere non è conforme al tuo sesso biologico).
Questa faccenda della non conformità ovviamente non è da prendere come una cosa negativa: sono ormai mesi che in questa newsletter buttiamo merda sulla conformità e cerchiamo di riconoscere il valore di tutte le diversità, quindi è importante che ci capiamo su questo fatto. Una persona transgender è una persona come tutte le altre, con il suo carattere, le sue peculiarità, i suoi pregi e i suoi difetti. Non è una “anomalia”. Non esiste la normalità vs. il transgender. Esiste il cisgender e il transgender, e chiunque di noi si può trovare in un punto qualsiasi di uno spettro che va dall’uno all’altro polo.
Con questo voglio dire che anche nel caso della contrapposizione cis/trans non si è automaticamente e/o completamente cisgender o transgender. La maggior parte delle persone, come me o come te, ha dei momenti o delle situazioni in cui la sua identità di genere può cambiare, anche di poco, e poi magari tornare come era prima. O, ad un certo punto della vita, cambiare completamente. Questo è quello che si definisce fluidità di genere e che meglio di ogni altra cosa ci fa capire che non esistono anche in questo caso due stati precisi e immutabili, ma uno spazio (definito come uno “spettro”, come quello dei colori dell’arcobaleno) all’interno del quale ognuno di noi si colloca e all’interno del quale si può spostare.4
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Il concetto di transgender si sovrappone quindi ad un altro concetto di cui si discute molto e che ne è un naturale corollario: quello di “non binario”. Per forza di cose una persona transgender va “oltre” il binarismo di genere, il ragionamento semplificato all’osso per cui esistono solo due generi, uomo e donna, maschio e femmina. Potremmo quindi dire che una persona transgender è anche una persona non binaria, ma le cose (indovina un po’?) sono più complicate di così. Nell’universo dell’identità di genere sono sorte negli anni diverse definizioni e diverse terminologie legate alle persone non cisgender. Ad esempio “genderqueer”, “genderfluid”, “genderneutral”, “agender”, “genderless”. Non c’è univocità, non tutti si definiscono allo stesso modo. Una persona che si definisce non binaria potrebbe anche non definirsi transgender. Diciamo che “transgender” è un termine ombrello che viene usato per comodità per tutti quanti non si identificano nel sesso biologico assegnato alla nascita.
La diversità come valore
Ti sta girando la testa? Non è semplice approcciarsi a questo tema. La cosa migliore è parlare direttamente e onestamente con una persona transgender. A patto che tu non faccia domande sfacciate o inopportune, di solito c’è grande disponibilità al confronto e alla spiegazione. Potresti dirmi: ma in tutto questo casino di definizioni, alla fine ognuno può definirsi in un suo specifico modo diverso da tutti gli altri? Beh… sì. Perché, c’è qualcosa di male nella diversità, nel diritto di ognuno ad essere proprio quella persona lì, speciale per sé stessa prima che per gli altri? A me sembra di no.
Non insisterò mai abbastanza sul confronto con le altre persone come fonte di arricchimento personale: nel caso delle persone transgender c’è anche il problema di conoscere quello di cui si sta parlando per evitare di fare degli scivoloni relazionali. Allora, preparati perché andiamo a snocciolare un po’ di parole che è bene imparare subito.
Come può comportarsi una persona cisgender nei confronti di una persona transgender? Innanzitutto con apertura, curiosità e - una volta entrati in confidenza - chiedendo spiegazioni all’interessatə. Di certo è da evitare l’uso della parola “transessuale” - un tempo molto di moda, così come l’abbreviazione “trans” - oggi associata a fenomeni di hate speech (discorsi di incitamento all’odio) che usano l’identità di genere di una persona per discriminarla e molestarla.
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Poi, ovviamente, è bene evitare il misgendering (chiamare una persona con termini o pronomi che non corrispondono alla sua identità di genere), il deadnaming (chiamare una persona transgender con un nome assegnato alla nascita che è stato probabilmente rifiutato o legalmente cambiato) e fare un uso attento dei pronomi nel rispetto di quello che la persona chiede.
Ho già parlato di linguaggio ampio, inclusivo - un linguaggio che accoglie le differenze - e del fatto che se vogliamo accoglierle veramente, queste differenze, conviene sforzarsi di farlo anche sul piano delle parole che usiamo, quindi non mi ripeterò.5 Di certo converrai con me che non è bello creare disagio in un’altra persona, e che un maschio (seppure bianco, etero e cis) può sicuramente tentare di essere una persona educata.
Transgender e disforia
Alcune persone transgender possono avere storie molto dolorose. Potrebbero ad esempio soffrire di una disforia (di genere, corporea o sociale). Una disforia è un disturbo psicologico che possiamo definire in parole più semplici come uno stato di forte disagio e sofferenza legata in questo caso alla non identificazione tra la propria identità di genere e la forma del proprio corpo. Una mancanza di rispetto come il misgendering o il deadnaming in questi casi può diventare una vera ferita emotiva molto difficile da superare, esattamente come il bullismo che tutti, anche i maschi bianchi etero e cis, devono sopportare in molte fasi della loro vita.
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Una persona transgender AMaB o AFaB (Assigned Male / Female at Birth, cioè definita maschio o femmina alla nascita) potrebbe anche decidere di ricorrere ad una terapia ormonale e/o alla chirurgia per avviare una transizione FtoM o MtoF (Female to Male o Male to Female, cioè da femmina a maschio o viceversa). Questi che ti ho detto adesso sono termini che sconfinano nel gergo medico, ma è importante conoscerli per capire quali possono essere i percorsi e le esperienze di una persona che può essere uno qualsiasi dei nostri amici. Anche alcune persone non binarie possono decidere di ricorrere alla terapia ormonale e/o alla transizione chirurgica. Ma - e questo è importantissimo - non è una cosa scontata e automatica.
Non tutte le persone transgender avviano un percorso di transizione, non tutte le persone non binarie si sentono “nate nel corpo sbagliato”, non tutti soffrono di disforia di genere. La narrazione delle persone transgender per troppo tempo è stata quella di una categoria votata al dolore e alla sofferenza, ma non è certo sempre così. Quindi, senza andare a parare su tematiche ed esperienze che una persona transgender ti potrà raccontare, se se la sente, in un contesto di intimità e di fiducia reciproca, l’importante è che tu ti ricordi una cosa fondamentale.
Un uomo trans è un uomo, si sente uomo, anche se il suo sesso assegnato alla nascita era femminile. Non vuole essere chiamato al femminile, vuole semplicemente vivere la sua vita da maschio anche se sa che potrebbe sempre essere rifiutato in modo anche violento dalla società dei maschi. Una donna trans è una donna, si sente donna anche se il suo sesso assegnato alla nascita era maschile. Non vuole che ci si riferisca a lei al maschile, vuole vivere la sua vita al femminile anche se sa bene che potrebbe essere violentemente discriminata sia dagli uomini (che molto spesso sentono le loro aspettative sessuali “tradite” perché quella che credevano una donna cisgender è in realtà transgender) sia dalle donne (c’è persino una categoria di femministe che discriminano le donne trans, si chiamano TERF, Trans-Exclusionary Radical Feminist).6
Fino qui per quanto riguarda quello che dovresti sapere sulle persone transgender. Almeno, le basi. Poi è ovvio che tutta la questione va molto al di là dei pronomi da usare, delle polemiche su quale bagno usare (in alcune scuole cominciano ad apparire i bagni gender neutral, comunque, oltre alle ben più importanti carriere alias)7 o della sempre più insistente lamentazione secondo cui non si può più guardare una serie TV senza trovare per forza di cose il personaggio queer, non binario o transgender (è una questione di rappresentazione, ne abbiamo già parlato)8.
Uscire dal binarismo di genere
Il genere, per come lo intendiamo nella nostra società, ancora aggrappata con le unghie e coi denti ad un pensiero binario, è semplicemente un costrutto sociale. Maschi e femmine hanno caratteristiche al 90% sovrapponibili e sono le “devianze” di iper mascolinità e iper femminilità ad essere prese per norma in modo da incasellare e semplificare il mondo9. Ma è un tentativo di semplificazione della realtà che è venuto male - o meglio, non trova più nessuna ragion d’essere nel mondo attuale.
Quello che secondo me siamo tutti chiamati a fare (tutti, ma specialmente noi maschi bianchi etero e cisgender) è rifiutare il pensiero binario che ci viene imposto “perché si è sempre ragionato così” o perché “nella Bibbia sta scritto così” e che con la scusa di semplificare la realtà (in modo peraltro fuorviante) è in realtà uno strumento di controllo e di oppressione. Il modello binario semplicemente non funziona più, ormai è impossibile ignorare che ci sono altri soggetti, altri generi, e che si fanno - giustamente - sentire.
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Nei secoli, il binarismo e la conseguente separazione dei generi hanno generato innumerevoli pregiudizi che spesso sfociano in violenze o comportamenti molesti anche all’interno di una stessa famiglia: ci sono milioni di maschi che vorrebbero giocare con le bambole e di femmine o persone transgender che si interessano agli sport più fisici e di contatto, ma spesso non viene loro concesso di fare quello che sarebbero inclini a fare, generalmente per la paura che poi i bambini “diventino gay” (ignorando poi che l’orientamento sessuale è completamente un’altra cosa). 10
Uscire dal binarismo di genere, però, ad alcuni fa paura: perché? Beh, la risposta a questa domanda è piuttosto semplice: perché viene minata la costruzione sociale della famiglia tradizionale, l’unica vera famiglia possibile, formata da uomo etero cisgender e donna etero cisgender che si incontrano e stabiliscono un patto di convivenza e di riproduzione della specie. Ma - e su questo spero che siamo d’accordo - i diritti civili e i diritti sessuali della persona non sono una quantità fissa e finita per cui se oggi concediamo diritti a categorie di persone che non ne hanno poi finisce che noi non abbiamo più tutti i diritti di cui godevamo prima. I diritti sono estendibili all’infinito, basta volerlo. La famiglia tradizionale è una delle varie possibilità, ne esistono poi molte altre.11 Anche se la politica italiana nel 2023 fa ancora difficoltà a riconoscerlo. Alla prossima.
Inutile dirvi che se volete lasciare un commento mi fate solo piacere, ma anche un cuoricino mi riscalda in questo freddo inverno che già bussa alle porte. Se siete su Substack un restack è graditissimo, mentre se volete seguirmi su Instagram mi trovate come @pietroizzo.
Che bello leggerti e conoscerti Pietro!
Il tuo post ha riassunto delucidamente il necessario per un cis che magari si penserà più trans!
Credo che il linguaggio diventerà più fluido ancora una volta che questo binarismo cis/trans cesserà di esistere e ci eleveremo per quel che siamo: esseri umani poliedrici.
Il piantino di oggi è offerta da... Che bello vedere che "i nostri temi" non sono più solo nostri!