Mio figlio è della Vergine e io non mi sento molto bene
Un'uscita più personale del solito, perché il conflitto padri/figli sarà anche una cosa naturale, ma io lo patisco assai.
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Ciao e bentrovatə in questa nuova uscita di Patrilineare. Il mondo intorno a me è in fiamme, il mio Paese assume sempre di più i contorni di una farsa grottesca,1 e io per reazione tendo a chiudermi un po’ in me stesso, non so se capita così anche a te. Il fatto è che tra la fine del ciclo di scuola primaria che catalizza un mischione di emozioni diverse e una serie di oggettive (o forse soggettive, chissà) difficoltà con mio figlio, stavolta ho voglia di parlarti un po’ dei fatti miei.
D’altronde si chiama “Patrilineare” anche perché c’è di mezzo il “patri”, no?
E allora, andiamo a incominciare con l’autocoscienza.
Quando ero piccolo, un po’ come per (quasi) tutti, mio padre era il mio modello di riferimento. Nel resto della famiglia, anche allargata, i maschi latitavano. I pochi che c’erano, facevano tutti parte delle forze armate, tranne un prozio direttore di banca. Istintivamente, mi sono sempre tenuto lontano dal modello militare, che detestavo fin dalla più tenera età. Mio padre, invece, era diverso. Quando sono stato più grande l’ho definito “un uomo rinascimentale”, per il suo essere un ingegnere interessato alla scienza e alla tecnica ma anche al greco, al latino, alla linguistica, alle arti.
Quell’imprinting per me è stato fortissimo (anche se io di scienza e tecnica non ho mai capito un tubo). Il concetto di mettere insieme molti saperi, molte competenze, per riuscire in molti campi per me è fondamentale. Quando ho deciso di iscrivermi a Scienze della Comunicazione, il resto della famiglia gli diceva “sei pazzo, fagli fare Economia”, ma lui mi ha sempre supportato. Ora sono quasi vent’anni che lui non c’è più e io sono qui a domandarmi cosa vedesse lui in me. Non che abbia dei dubbi sul fatto che mi apprezzasse, ma chissà se anche io per lui ero incomprensibile, come a volte mi capita di pensare che sia mio figlio.
Mio figlio è testardo, orgoglioso, molto emotivo ma allo stesso tempo molto chiuso, ha molta difficoltà a dare voce a quello che prova e utilizza il sarcasmo come mezzo di comunicazione in un modo che a volte è divertente, altre volte mi fa pensare che allontanerà molte persone nella sua vita. Molto spesso io e lui entriamo in conflitto, per i soliti banali motivi per cui genitori e figli entrano in conflitto, ma ci sono delle volte che questi contrasti mi lasciano uno strascico di angoscia in più.
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Mi interrogo: ero così alla sua età? Forse. Mi dicevano di sì. Non ho più persone con cui confrontarmi su questo aspetto specifico. Persi i genitori non sei più figlio, sei solo padre (o adulto, se non hai figli). Se ero come lui ho certamente fatto impazzire i miei più della norma, e del resto mi viene in mente una frase che da adolescente mi è stata detta, probabilmente da mia madre: “Ti auguro di avere un figlio come te, così capirai”… Capirai cosa, esattamente? Forse l’impossibilità di capire alcunché. La necessità di accettare e accogliere anche quello che non capisco.
Come padre, mi sono sempre preoccupato di essere il “miglior modello possibile”, secondo le mie capacità. Sono diventato genitore a un’età un po’ avanzata, diciamo con 10 anni di ritardo sulla media dei miei coetanei: la classica situazione di “figlio che non arriva” con tutto il contorno di terapie ormonali, fecondazioni assistite e improvvisa gravidanza naturale quando meno ce lo aspettavamo. Dal momento in cui abbiamo saputo che sarebbe stato un maschio ho cominciato a interessarmi maggiormente di gender studies e pratiche femministe (temi che avevo già affrontato prima, ma mai sistematicamente). Perché volevo che fosse un maschio “nuovo”. Perché pensavo: se io ho dovuto leggere molto, lavorare su me stesso a volte con fatica per cambiare, magari a lui potrei facilitare la strada.
Poi ti scontri con la realtà del fatto che - per cominciare - non è sempre così facile essere il miglior modello paterno possibile. Secondo poi, non è che l’esempio genitoriale sia l’unico imprinting possibile. Il gruppo dei pari, o la comunità degli adulti maschi che vede intorno a sé, molto spesso sono in aperto contrasto con quello che può essere “il mio esempio”. E mio figlio ha dimostrato quasi da subito un’indipendenza fisica e mentale da noi genitori che ha sempre tenuto a sottolineare: sa fare tutto da solo… tranne quando poi si rende conto che non sa veramente farlo; ha opinioni chiare e fermissime… anche quando si rivelano platealmente sbagliate. Sì, è uno di quei bambini che negano l’evidenza nei contesti più assurdi, capaci di trascinarti in discussioni infinite sul nulla per il puro gusto di avere l’ultima parola.2
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A volte - non ho problemi a dirtelo - mio figlio mi sta anche sul culo. Si dà un tono imitando gli youtuber più maranza e utilizza un linguaggio del corpo che stride con tutto quello in cui credo. Ma lo fa apposta per provocarmi, lo so. Quando non sa di essere visto lascia emergere le sue fragilità ma soprattutto entra in contatto con le persone in modo sano. L’ho sentito “mettere a posto” un compagno spiegandogli che le persone trans hanno tutti i diritti di essere trattati come qualunque altra persona e ho sentito una sua compagna dirgli che è un buon amico per non aver rivelato un suo segreto che probabilmente altre persone avrebbero usato per umiliarla. Quando è così mi riempio di orgoglio.
Ora inizierà le scuole medie e io sono preoccupatissimo che possa essere bullizzato o - ancora peggio - che possa finire in un giro di amicizie che spingano lui a diventare un bullo. Sto semplificando, ma ricordo bene l’ambiente della scuola media e il periodo della preadolescenza. Non è per niente facile essere sé stessi. La versione migliore possibile di sé stessi. Spesso è più comodo conformarsi.
Vabbe’, scusa lo sfogo, oggi va così. Però ti chiedo una cosa: se hai un’esperienza da raccontarmi come padre di figlio maschio, lasciami un commento qui sotto. Non cerco consigli, perché ogni situazione fa storia a sé, ma un confronto sarebbe interessante per me… e per tutti quelli che leggono.
Linkando qua e là
Articoli, post, notizie che mi hanno fatto pensare “aspetta che me lo segno per Patrilineare”…
Nicola Coughlan domina Bridgerton - © Netflix
Da Il Bo Live, un periodico web dell’Università di Padova, un interessante pezzo su oggettivazione e deumanizzazione del genere femminile come causa della violenza di genere. Parte di “DeGenere”, una serie di articoli brevi sul tema degli studi di genere.
Se non l’avete ancora letta, dato che a questo punto la notizia è in ogni dove,
su Fanpage interviene su Roccella agli Stati generali della Natalità e sulla nuova narrazione delle destre a proposito di maternità.I giovani vogliono l’educazione sessuale a scuola: volesse il cielo (spoiler: il cielo non vuole). Skuola.Net, Durex e Comune di Milano non ci stanno, e il programma “A luci accese”3 lo dimostra. Intanto, nel Regno Unito…
Su Alley Oop del Sole 24 Ore un approfondimento sul “malessere”, lo stereotipo della mascolinità tossica GenZ a Napoli. Dal mio punto di vista un fenomeno da conoscere e studiare.
Purtroppo questa è un problema in cui noi padri cadiamo spesso: il "bullismo genitoriale" è una fattispecie poco studiata di violenza domestica in cui anche al più autorevole dei genitori capita di scivolare nell’autoritarismo.
in occasione del 17 maggio (Giornata Nazionale contro l’omolesbobitransfobia) ha scritto per ValoreD un pezzo bellissimo su linguaggio inclusivo, trappole dell’eteronormatività e il modo in cui le parole giuste possono cambiare il mondo. Molto amore.Probabilmente lo sai già, ma l’Italia non aderisce alla dichiarazione europea diritti LGBTQIA+. Una vergogna bruciante, che come sempre ci accomuna ai più retrivi paesi del gruppo di Visegrad invece che alla parte più sana d’Europa.
Stormy Daniels vs Monica Lewinsky: di acqua sotto i ponti ne è passata molta, oggi siamo più smaliziati (Stormy Daniels è perfettamente padrona della sua narrazione) mentre a suo tempo la Lewinsky si è fatta una vacanza all’inferno.
Su ValigiaBlu questo pezzo interessante di Laura Schettini sul rapporto tra i femminismi e la comunità transgender. Andiamo insomma alle radici del movimento TERF e del “femminismo gender-critico” (sostanzialmente critico nei confronti delle donne trans).
Bridgerton non è tra i miei guilty pleasures (lo guarda mia moglie e mi riporta che “è una serie dove fondamentalmente scopano”), ma Nicola Coughlan è un’attrice che apprezzo moltissimo e che nella nuova stagione Bridgerton ha deciso di mostrarsi nuda come risposta muta ed efficace al body shaming che da sempre subisce.
Il dibattito sul patriarcato comincia in casa: il discorso alla Sapienza di Gino Cecchettin.
Su Il Libraio, una bella intervista di Giusi Marchetta a Giulia Siviero, l’autrice di “Fare femminismo”, che come già ti dissi è “il” libro da leggere quest’anno.
Info di servizio: UNICRI propone per luglio una Summer School on Misinformation, Disinformation and Hate Speech. Iscrizioni entro il 20 giugno 2024.
Tre domande a… Nicola Macchione
Nicola Macchione è ormai “l’urologo d’Italia”: se non lo seguite sul suo canale Instagram @md_urologist potreste averlo ascoltato sul podcast “Cazzi nostri” che conduce con Diego Passoni, intercettato nel progetto “A luci accese”4 che ha condotto per Durex insieme a Big Mama, o letto nel suo fortunato libro “Il sesso semplice” e nel recentissimo “Pene, maschile plurale”.
Nicola Macchione - Foto del profilo su X.com
Parto da lontano: come è successo che da specialista in urologia tu sia diventato un influencer? Non è scontato infatti che un medico faccia il gran lavoro di divulgazione che fai tu.
È stato un caso. Tutto è iniziato ad una cena con amici, dove dopo l’ennesima domanda su un tema intimo - come al solito mascherata con la formula “chiedo per un amico” - ho risposto “domani te lo spiego in un post su Instagram, così anche il tuo amico conoscerà la risposta”. Insomma, cosi è partita la cosa. Ho visto che questo tipo di divulgazione era molto apprezzato e le persone erano fameliche di informazioni di qualità in merito alla sessualità e quindi ho continuato.
Tradizionalmente per i maschi, soprattutto giovani, non è usuale andare da un urologo/andrologo, mentre le femmine schedulano regolarmente appuntamenti dal ginecologo. Quanto è importante invece la prevenzione e quanto c'è un "tabù" a farsi controllare i genitali?
Purtroppo la nostra cultura prettamente patriarcale non prevede per l’uomo l’opzione che l’apparato genitale possa avere problemi. A questo va aggiunto un altro aspetto importante, ovvero che per gli uomini in effetti non esiste un momento chiaro, netto, in cui si smette di essere bambini e si diventa adulti. L’adolescenza infatti è un periodo indefinito ed indefinibile che per ognuno ha una durata differente, motivo per il quale l’uomo non sa in fondo mai quando è davvero il momento per farsi visitare.
Che riscontro trovi tra le giovani generazioni al tuo lavoro di divulgazione? Immagino ci sia molta ignoranza sui temi legati al tuo lavoro e che tu debba "combattere" con la pseudo educazione sessuale fornita dalla pornografia on line.
La cosa che più mi ha sorpreso, ed ho scoperto che è trasversale a tutte le generazioni, è il desiderio di conoscenza in merito alla sessualità e all’affettività. Esiste un’immensa ignoranza in merito a queste tematiche e questo rende tutti più vulnerabili e indifesi rispetto a temi che riguardano anche il proprio corpo. Con il mio lavoro non combatto la pornografia, mi piace più pensare di educare le persone anche alla pornografia. Spesso viene vista come il male del mondo, quando in realtà è solo un prodotto di intrattenimento per adulti. L’errore è affidare alla pornografia un ruolo educazionale. Antagonizzare gli effetti del porno è possibile solo attraverso l’educazione alla sessualità, solo in questo modo il porno diventa “entertainment” e non “realtà”.5
Cosa mi gira in testa?
Qualche tempo fa A24, la mia casa di produzione preferita, ha riportato in sala Stop Making Sense di Jonathan Demme, il film-concerto più bello di tutti i tempi con i Talking Heads in gran spolvero in un’esibizione del 1983. Quando ero adolescente ho visto il film in sala, anche perché ero (e resto tuttora) un grandissimo fan di Byrne e delle sue nevrosi. Ma A24 ha fatto di più, e adesso fa uscire un album tributo che dentro ha pochi nomi noti (Lorde, The Nationals, Paramore, Miley Cyrus) ma parecchie cover interessanti. In loop continuo in questi giorni.
David Byrne e la sua proverbiale giacca oversize in Stop Making Sense - © A24
Due podcast: Fortezza Fumetto di BAO, per tutti quelli che - come me - amano l’arte sequenziale e vogliono approfondirne i dietro le quinte, e ovviamente Tutti gli uomini di Irene Facheris (segnalatomi da Annamaria), che ha un bel taglio a più voci. Nel primo episodio la conduttrice chiede ai suoi ospiti “quando ti sei accorto di essere un maschio?”… Bella domanda, no? Intanto a Cannes ha vinto Anora (che personalmente non vedo l’ora di vedere), una commedia che mette al centro una sex worker di New York. Sean Baker, il regista, ha al suo attivo diversi film che trattano il sex work… as work, come recita il famoso motto di rivendicazione. Ti suggerisco di recuperare almeno Tangerine e The Florida Project, i suoi due film più famosi, e di leggere questo bel profilo uscito sul Post.
Grazie per avermi seguito fin qui. Grazie il doppio se ti sei appena iscrittə e magari vuoi andarti a recuperare l’archivio di Patrilineare. Grazie il triplo se fai parte di quelle persone matte e meravigliose che hanno fatto una donazione su Ko-fi. Qui sopra c’è la GIF che ti porta al cappello dove raccolgo i soldini alla fine del giro. Ma non è un obbligo. L’obbligo è almeno il cuoricino o meglio ancora la diffusione, che qui più siamo e meglio è. Buon 2 giugno! E vai a votare, non fare l’astensionista che non serve veramente a nulla.
Non ho figli, avrei voluto, ma le cose sono andate diversamente da come desiderato ( e su come non esista una "narrazione" della sofferenza maschile - almeno in italia- per il non avere figli ci sbatto la testa da anni). Però da figlio di un padre di vecchia generazione - non un cattivo padre, ma un padre assente sebbene presente fisicamente - ti dico che il fatto che tu abbia un rapporto con lui, che lui abbia uno sguardo su di te e che questo sguardo è ricambiato è già moltissimo. Sei un significante nella sua vita. Sarà e resterà un metro per misurare il mondo intorno a lui.
La parte in cui ricordi tuo padre mi ha commosso.