Manosphere: dov'è l'uscita?
È possibile de-radicalizzarsi una volta presa la pillola rossa? Forse sì: il primo passo, ovviamente, è riconoscere di avere un problema.
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C’è questa cosa che febbraio ha due o tre giorni in meno degli altri mesi e io - che come sai ci tengo ad uscire il primo del mese (e l’11, e il 21) - improvvisamente ho sclerato e mi son detto “Ma porc… è già ora di un nuovo Patrilineare”! E insomma, eccomi qui, di nuovo nella tua casella email. Oppure per la prima volta nella tua casella email, nel qual caso il buongiorno è ancora più significativo! Non ti preoccupare, in questa newsletter vige un caos felice e produttivo.
Allora, c’è questa cosa che è una delle mie più grandi paure al mondo, e che l’amica mi ha risvegliato potentemente inviandomi in chat il trailer di una nuova serie Netflix, Adolescence. Come se non bastasse l’altra sera ero al cinema e passa il trailer di questo film francese, Jouer avec le feu (esce in sala adesso col titolo Noi e loro). Insomma, hai capito il tema. Figli più o meno piccoli che si fanno invischiare nella manosphere, fanno robe brutte e fraintendono completamente il senso di essere maschi. La mia più grande paura, dicevo, è proprio che a mio figlio capiti una cosa del genere. Perché per quanto io sia molto attento, non esisto solo io nel suo mondo. E non sai mai quando e dove il mascolinismo può colpire.
Tipicamente, se hai un parente o un amico che si è invischiato con questo bel mondo di merda degli incel, il loro percorso di cooptazione è iniziato in un gruppo di auto-aiuto improvvisato, o su un canale YouTube, Twitch o TikTok che propone trucchi da looksmaxxers o da pick-up artist. E poi sono finiti a seguire Andrew Tate o uno dei suoi vari emuli declinati per nazionalità. Abbiamo già parlato diverse volte di queste tematiche (vedi ad esempio il post qui sotto).
Il punto è: come faccio ad aiutare un amico o un parente che è finito in questa rete ad uscirne? Beh. Prima di tutto deve volerlo lui. La manosphere è subdola, ti coccola, ti convince che quello è il tuo posto nel mondo, ti fa sentire come un iniziato che capisce cose che altri non possono nemmeno immaginare.1 Non è facile aprire gli occhi o anche solo sospettare che ci sia qualcosa che non va in questo modo di vedere le cose. Per fortuna, ad esempio, pur essendo Reddit una fogna a cielo aperto tanto quanto la maggior parte dei social media, esistono anche subreddit interessanti come /r/incelexit o /r/exredpill che si propongono proprio di aiutare le persone ad uscire da questa mentalità (con regole di moderazione molto sensate, peraltro). Secondo poi, è importante non proiettare sulle persone che manifestano il desiderio di “trovare l’uscita” dalla manosphere la vergogna, il disprezzo, il disgusto che sicuramente e naturalmente proviamo per l’ideologia che li ha contagiati. Ovvero, è OK disprezzare la misoginia radicale, non è OK disprezzare una persona che sta provando a venirne fuori.
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C’è un bell’articolo che ho letto su Teen Vogue (non so più dove l’ho intercettato, forse via ) che parla di esperienze di persone che “ne sono uscite” in qualche modo. Lì si citava una ricerca2 che suggerisce, invece di attaccare direttamente chi si è radicalizzato nella manosphere, di adottare un approccio più empatico e comprensivo. Questo è un punto cruciale, perché spesso la reazione istintiva è quella di scontrarsi con chi esprime idee misogine o complottiste: è chiaro che la vergogna e l’isolamento peggiorano il problema, spingendo la persona ancora più in profondità in quelle comunità online che la confermano e la sostengono.
Come faccio quindi a rapportarmi con una persona cui tengo che è finita in questa rete? Beh… un po’ come mi potrei comportare con gli adepti di una setta o di un culto.
Non attaccare frontalmente
Se affronti con aggressività una persona radicalizzata, è probabile che si chiuda a riccio e rifiuti ogni possibilità di dialogo. Molti ragazzi finiscono nella manosphere proprio perché si sentono esclusi o non compresi, e una reazione dura potrebbe rafforzare la loro convinzione che il mondo sia contro di loro.Fai domande invece di “imporre” risposte
Un modo per far riflettere queste persone senza metterle sulla difensiva è far loro domande tipo: “Come sei arrivato a questa convinzione?", “Pensi che queste idee ti abbiano reso più felice o più arrabbiato?" o meglio ancora "Hai mai pensato che chi diffonde queste idee potrebbe farlo per guadagnare soldi?". Questo permette di piantare il seme del dubbio senza costringere nessuno a uno scontro diretto.Sottolinea il lato commerciale della manosphere
Molti influencer della manosphere vendono corsi, libri, abbonamenti a contenuti esclusivi e perfino criptovalute. Se riesci a far notare a una persona che stanno sfruttando la sua rabbia per arricchirsi, potrebbe iniziare a vedere le cose con una punta di scetticismo in più.Proponi modelli maschili positivi
Di solito chi entra nella manosphere ha un’idea distorta di cosa significhi essere un uomo. Può essere utile indirizzarlo verso esempi di mascolinità sana: uomini che sono sicuri di sé senza bisogno di sottomettere le donne, che vivono relazioni felici e costruttive. Oh, magari è difficile trovarli, questi esempi, ma esistono.Riconosci i problemi reali, ma indirizzali in modo sano
Alcuni temi affrontati dalla manosphere sono legittimi: è vero che noi maschi abbiamo tassi elevati di suicidio, difficoltà emotive e viviamo in una società che non ci incoraggia certo a esprimere vulnerabilità. La soluzione, però, non è prendersela con le donne o con il femminismo, ma trovare spazi di supporto autentici (come la terapia, gruppi di sostegno o anche semplicemente amici con cui parlare apertamente).Dai il tempo di cambiare
Il processo di uscita dalla manosphere non è immediato. Alcuni ce la possono fare in minor tempo, altri rimangono intrappolati a metà. I miracoli non esistono, ed essere pazienti e disponibili al dialogo può anche non bastare. Di nuovo, se uno ha modo di farla, la terapia è fondamentale.
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Ovviamente tengo a dire che l’approccio empatico non significa accettare o giustificare le idee tossiche, ma piuttosto cercare di capire cosa ha portato quella persona a pensarla in un certo modo e aiutarla a trovare un’alternativa migliore. È un processo lungo, ma può fare la differenza.
Ti lascio qui qualche link che può essere di ulteriore aiuto: c’è il progetto MANTRaP (Misogyny and The Red Pill), una ricerca collaborativa che esamina le conversazioni sulla manosphere e mira a sensibilizzare sull'infiltrazione di questi discorsi misogini nella società e a fornire strumenti per mitigare i danni causati da tali contenuti nei media mainstream. C’è il canale YouTube di Marco Crepaldi, uno psicologo, formatore e saggista noto per essere il fondatore dell'associazione "Hikikomori Italia", che offre diversi spunti interessanti. Ti segnalo anche questa lista di podcast interessanti (tutti in inglese, ma ehi, non si può avere tutto dalla vita) dedicati proprio alla “fuga dalla manosphere”.
Quest’è. Fammi sapere se hai avuto un esperienza di questo genere e/o hai aiutato qualcuno a uscirne. O anche solo se hai avuto tra i tuoi cari un caso di improvvisa demenza incel. Parlarne insieme è già un buon primo passo.
Linkando qua e là
Articoli, post, notizie che mi hanno fatto pensare “aspetta che me lo segno per Patrilineare”… E se le notizie non sono qui, non disperare: a volte ce le scambiamo sulla chat di Patrilineare!
Gabriel Rufiàn dice cose di sinistra e fa vacillare la mia eterosessualità - Ph. EFE/MARISCAL
Gabriel Rufián, portavoce di ERC (Esquerra Republicana de Catalunya), ha tenuto durante la prima sessione dell’anno alla Camera spagnola un illuminante discorso sulla cosiddetta cultura woke e sull’uso che di questo termine ne fa l’estrema destra mondiale. Detesto linkarti un post su X, ma il video migliore l’ho trovato lì.
È vero che c’è una relazione tra immigrazione e violenza di genere? Ovviamente, no. Ce lo spiegano Annalisa Camilli e Francesca Barca su Internazionale.
Due pezzi su Caroline Peyronnet: non sai chi sia? È la figlia di Gisèle e Dominique Pelicot e la sua è una storia di disagio su più livelli, come puoi immaginare. Ne parla Ginevra Falciani sul Post (recensendo anche il libro scritto sotto pseudonimo E ho smesso di chiamarti papà) mentre Teresa Bellemo su Rivista Studio la intervista parlando anche di #mendorspas, l’associazione da lei fondata per supportare le vittime di sottomissione chimica.
Il lavoro dell'intimacy coordinator è sempre più richiesto ma non è chiarissimo a tutti. Il Post te lo spiega bene, come sempre.
Conseguenze dell'abortion ban in Texas: più casi di setticemia in gravidanza. Qui mi concederei un vaffanculo.
Parliamo ancora una volta di Andrew Tate, che - ovviamente - piace tanto a Trump, potevamo dubitarne?
Tre post qui su Substack che mi hanno colpito molto nell’ultima settimana e che secondo me dovresti leggere anche tu. Il primo parla di ageismo e sta su Ojalà di .
Il secondo parla delle domande sulla sessualità che fanno i bambini (e come rispondere) e sta su Ci vuole un villaggio di .
Il terzo parla della complessa relazione tra suocere e nuore e sta su Una figlia per amica di : qui se leggi fino in fondo c’è anche un mio lungo e molto personale intervento nei commenti.
Il rendiconto di Genere INPS 2024. Non c’è molto da aggiungere.
Una classe di #tuttimaschi per una professoressa di gender studies: questi ragazzi avrebbero molto da insegnare agli amici techbro.
Femminismo come brand e finti alleati nel dorato mondo hollywoodiano. Un pezzo che mi ha ricordato molto . La tesi molto semplice (traduco male dal pezzo) è che quando il femminismo viene ridotto a uno strumento di branding, i cosiddetti alleati maschi possono eludere la responsabilità, beneficiando al contempo del prestigio culturale del movimento.
La Fondazione Rigel, di cui mi pregio di far parte, ti offre il 6 marzo un webinar gratuito molto interessante dal titolo “Donne e finanza: strumenti per l'indipendenza economica”. Perché non iscriversi?
Il costo sociale ed economico del lutto in un pezzo di Alice Facchini su Internazionale: un tema che mi sta a cuore dal momento che il lutto è un’esperienza che mi ha colpito pure troppe volte.
Zainab Azizi su Ms. Magazine racconta le “due prigioni” delle donne afghane: casa e società. Un vero apartheid di genere.
Un interessante approfondimento di Monica Panetto su Il BO Live a proposito della necessità di una ricerca transdisciplinare sulla violenza di genere.
Bullismo e cyberbullismo: il 65% dei giovani è vittima di violenza.
Alessandra Pigliaru su Il Manifesto racconta il lavoro femminile recensendo il libroVisibile e invisibile. Scritture e rappresentazioni del lavoro delle donne, a cura di Laura Graziano e Luisa Ricaldone.
La mitica Loredana Lipperini su 8 marzo, femminismi e il pensiero di Luca Ricolfi (LOL). Peraltro occhio che Loredana ha curato un nuovo libro a più voci in uscita a brevissimo, Le parole sono uno sciame d’api.
Un film da cercare in giro: Her Story (好东西) di Shao Yihui è l’incredibile successo femminista del cinema cinese.
Adolescenti e pornografia: torniamo sulla ricerca di Webboh e Parole O_stili, stavolta con Simone Cosimi su Vanity Fair.
Per concludere con una nota leggera, Pauline Verduzier su Le Temps ci segnala che ormai il 23% delle donne francesi non si definisce più strettamente eterosessuale. Aprire un po’ l’orizzonte dell’orientamento sessuale non fa mai male, e servirebbe anche a molti maschi (come da classica battuta del Melandri in Amici miei).3
Cosa mi gira in testa?
Devo essere un po’ sintetico se no qua sforo come sempre. Ti vorrei segnalare un paio di cose belle che sto ascoltando. La prima è Doechii, che ho scoperto in un featuring di Tyler, The Creator e da allora ne sono follemente innamorato, un po’ per il suo stile molto light academia con il face taping a vista, un po’ per il fatto che è una rapper con un flow fantastico in cui ogni parola è comunque comprensibile, e un po’ perché ha fatto uno dei Tiny Desk Concert più fighi di sempre.
Swamp Princess Doechii - Photo by Matt Winkelmeyer/WireImag
Confronta anche tu l’album del 2024 Alligator Bites Never Heal - peraltro miglior album rap ai Grammy 2025, la terza donna a vincere nella categoria dopo Lauryn Hill e Cardi B - con la versione dei pezzi nel live che ti metto qui sotto. L’album è una bomba assoluta, ma il live traghetta i pezzi dall’hip hop al soul, al funk e al jazz in una jam al femminile molto coinvolgente.
La seconda è MJ Lenderman, un tizio che fino a qualche anno fa lavorava in una gelateria e nel 2024 ha spaccato con un album, Manning Fireworks, che è un concentrato di folk-rock suonato con un piglio un po’ da slacker fuori dal tempo e che sulla carta non potrebbe funzionare (almeno per me, che non ascolto molto guitar rock) e che invece, guarda un po’, è meraviglioso. Anche MJ Lenderman ha fatto un Tiny Desk Concert molto figo, te lo metto qui sotto.
Ora mi corre l’obbligo di ricordarti che è attiva la “Raccolta punti di Patrilineare”! clicca sul pulsante “Invita un amico” e manda il link a una persona che potrebbe iscriversi.
Per ogni persona che si iscrive grazie al tuo link, la tua posizione salirà nella leaderboard. E più sali in classifica più premi guadagni (sotto forma di pubblicazioni legate a Patrilineare, scoprile tutte guardando la leaderboard). Dai, datti una mossa!
Grazie di essere arrivato fin qua: pensa che volevo scrivere una newsletter “ridotta” per il 1° marzo, dato che avevo meno giorni per prepararla… Vabbe’, è proprio vero che a scrivere di meno ci si mette più tempo! Se ti crescono un paio di euro e ti piace o ti è utile il mio lavoro, lasciameli qui sotto nella tazza di Ko-fi.
Allora, alla prossima. Stai bene e non radicalizzarti.
Giusto un paio di settimane fa ho finito il solito rewatch di Buffy the vampyre slayer.
E come ogni volta resto interdetto da come la penultima stagione,quella che quando avevo vent'anni o giù di lì la giudicavo noiosa, invece è un piccolo capolavoro. I cattivi della stagione sono un trio di ragazzini - geniali per carità- ma fondamentalmente degli incel ante litteram. Un trio di nerd con lo stigma di essere sfigati, o non maschi abbastanza, che provano ad affarmarsi usando lo stesso strumento che li aveva umiliati: la violenza.
Il problema è che io a vent'anni empatizzavo con loro!
Effettivamente a fine anni 90\2000 ci sono un paio di prodotti che la vedevano lunga su certi argomenti...vedi anche "in cerca di Amy".
Io gli Incel entro certi limiti li capisco. Quando hai la percezione di essere fuori dalla "norma" aderire a una struttura che ti da un posto e ti indica il colpevole è una tentazione fortissima.
Pensare che sia la "norma" ad essere sbagliata è un passo ulteriore che spesso è difficile fare.
Grazie, Pietro <3
Ah, il video di Rufián, quell'uomo riesce a dire le cose in un modo che non puoi non applaudire!