Le mutande di Calvin Klein, i looksmaxxers e la body positivity al maschile
Di standard di bellezza maschile non si parla molto, e invece dovremmo farlo. La body positivity è anche un nostro problema.
Photo by wayhomestudio - Freepik.com
Eccoci di nuovo qua! Sei pronto a una lettura di almeno 17 minuti (non lo so ancora, ipotizzo perché i saluti iniziali li scrivo prima del resto)? Io sono sicuramente pronto a parlarti di un sacco di cose, perché di notizie buone e cattive sul patriarcato ne escono costantemente (più cattive che buone, devo dire). E poi come avrai capito dalla foto qui sopra, oggi vorrei proprio parlarti di immagini del corpo maschile, di standard di bellezza, di body positivity e di looksmaxxers.
Gli standard di bellezza femminile dettati dal patriarcato siamo abituati a riconoscerli ovunque: sono intorno a noi, nei manifesti pubblicitari, nei film, nelle performance spesso omologate di chi lavora nello spettacolo. Ma esiste anche uno standard di bellezza maschile (sempre “normato” a livello sociale) di cui si parla meno, semplicemente perché il corpo maschile è meno esibito.
È bastato uno spot di Calvin Klein con Jeremy Allen White in boxer bianchi per portare il dibattito in primo piano.1
Il caso degli addominali scolpiti dell’amatissimo protagonista di Shameless e The Bear ha immediatamente riportato a galla discorsi generalmente poco praticati come quelli sulla sessualizzazione del corpo maschile: non penso si possa parlare di female gaze come si parla di male gaze,2 ma molte mie conoscenti si sono trovate in imbarazzo nell’ammettere che quel sixpack - la parte per il tutto - favoriva l’oggettivazione del corpo.
Dovremmo però tenere presente due punti fermi: il primo è che se stai facendo pubblicità a dei capi di biancheria intima, probabilmente è l’unico caso in cui la sessualizzazione dei corpi (maschili e femminili) “ci sta”. Quello stai vendendo, insomma. Il secondo è che nel caso di Jeremy Allen White, come nel caso di altri (rari) nudi maschili, non si tratta tanto di sessualizzazione quanto di una dimostrazione di potere.
Vabbè, un po’ di sessualizzazione forse ci sta… - Photo by Mert Alas © Calvin Klein
Facciamo un rewind di 150 anni: l’ideale di bellezza maschile a fine ‘800 e nei primi decenni del ‘900 era molto diverso da oggi. Vita e fianchi larghi, viso paffuto e generale obesità - in tempi di vacche magre - erano la garanzia di un uomo benestante e perciò desiderabile. Quando il cibo diventa più facile da trovare, intorno agli anni ‘30 del ‘900, si diffonde l’ideale dell’uomo snello e allampanato, alla Cary Grant, che persiste fino agli anni ‘60 e ‘70 della contestazione, in cui c’è una generale disattenzione alla forma fisica e dalla snellezza si arriva alla magrezza patologica di chi non bada troppo né all’esercizio né alla pulizia. Negli anni ‘80 nasce e si sviluppa il culto del body building mentre nei ‘90 c’è un generale rifiuto dell’ipermascolinità e si torna ad un ideale più raggiungibile, una sorta di maschio della prima metà del ‘900 appena pompato da un sano workout in palestra.3
Negli ultimi anni però stiamo assistendo a un ritorno all’ipermascolinità degli anni ‘80 “aumentata” da intelligenza artificiale, effetti speciali e pratiche sicuramente poco sane. I film d’azione propongono attori scolpiti come statue ellenistiche, il porno non ne parliamo nemmeno, le vene sui muscoli in evidenza suggeriscono disidratazione, i toraci sono sempre più ampi, le vite (intendo i “punti vita”) sempre più strette. L’ossessione per la scultura è tornata protagonista. Stando ad un articolo del Post uscito qualche giorno fa, anche molti attori stanno denunciando la cosa - d’altra parte immagino gli sforzi continui per aderire ad un certo standard ormai così diffuso.
Il corpo maschile “scolpito” non risponde però a un particolare desiderio sessuale femminile o maschile. Risponde a una richiesta di messa in scena del potere e del dominio (di un particolare tipo di maschio su altri maschi). In altre parole: non ci pompiamo per piacere a qualcuno, ma ci pompiamo per ribadire che in cima alla catena alimentare ci siamo noi. Somigliare al Gigachad4 non è certamente una cosa naturale. Ma nel contesto del patriarcato è normale dover dimostrare costantemente di “essere maschi” e possibilmente di essere “più maschi degli altri”. Il corpo, purtroppo, è il mezzo con cui più facilmente comunichiamo questo messaggio.
Sui social questa tendenza è stata ampiamente intercettata e i content creator ci restituiscono una serie infinita di tips, tricks, life hacks che a volte sono anche sensati, ma il più delle volte non stanno né in cielo né in terra. La mia timeline di Facebook e Instagram (chissà perché) è letteralmente inondata da reel di ragazzi o uomini di mezza età con la pancia da birra quando non decisamente obesi che in pochi mesi sono diventati dei chad. La narrazione è sempre la stessa: “non potevo spogliarmi davanti agli altri, volevo uccidermi, stavo sempre solo, mi abbuffavo di cibo spazzatura” e poi li vedi nell’inquadratura successiva che si fanno i selfie sollevando la t-shirt e ammirandosi gli addominali nello specchio della palestra.
“Ma certamente” - Screenshot by Jackson Desjardins - YouTube.com
Qualche mese fa, nella sua Newsletter “Zio”,
aveva evidenziato un seguitissimo filone di brevi video su TikTok e YouTube che presenta metodi violenti o estremi per modellare secondo i propri desideri (che poi sono i desideri del patriarcato più tossico, quello della manosphere di cui ti ho già parlato in precedenza) il proprio corpo e il proprio viso. Sono i looksmaxxers: puoi cercarli sui social, ma probabilmente desidererai fortissimo l’estinzione dell’umanità. E non lo dico tanto per la proposta di contenuti carichi di disagio, ma proprio per l’incredulità generata dal fatto che la plateale idiozia dei loro scopi e dei loro metodi faccia presa su molti adolescenti.Andiamo dalle pratiche più all’acqua di rose come il thumb pulling (ti tiri la ciccia delle guance in alto con i pollici e magicamente ti viene la mascella squadrata), il mewing (questa magari l’hai già sentita, consiste nello schiacciare la lingua contro il palato per allenare i muscoli della mascella) o il cheek biting (mordersi le guance dall’interno per sembrare meno paffuto) e arriviamo a robe che non dovrebbero nemmeno esistere come il bone smashing (ti spacchi gli zigomi con un martello perché l’osso fratturato si rimetta a posto donandoti un look più mascolino) o lo starve maxxing (sciopero della fame prolungato per evidenziare i muscoli). Il tutto mescolato con i più classici consigli di bellezza unisex come le skin routine, i colpi di sole5 o lo sbiancamento dei denti.
In un parossismo di video che “ci credono”, video di “debunking” (che però ripropongono le stesse pratiche) e humour nero memetico, si arriva a suggerire il ropemaxxing - in pratica il suicidio per impiccagione - nel momento in cui non si riesce a “maxxare” le parti del corpo meno gradite perché meno mascoline.
Vedendo una playlist di video di looksmaxxers, non si può non concordare con Lorenzo Gasparrini quando dice: “I modelli [di bellezza maschile NdA] non vengono mai presentati come delle semplici alternative su ciò che si può essere all’interno di una vasta gamma di alternative ugualmente valide tra loro, ma sempre all’interno di una gerarchia. E questo genera danni”.
Adolescente con la mascella poco evidente - Photo by Freepik - Freepik.com
L’immagine che abbiamo di noi stessi è una costruzione mentale. Cioè: come mi vedo io non è necessariamente - anzi, non è quasi mai - come sono veramente. L’immagine di me, poi, non è formata solo da come mi vedo io, ma anche da come mi vedono gli altri, da quali rimandi mi forniscono sul mio aspetto. La televisione, la pubblicità, il cinema o i social lavorano tutti per costruire un’immagine stereotipata di come deve essere un maschio. Ma i maschi, proprio come le femmine o le persone transgender, esistono in milioni di aspetti diversi e non necessariamente aderiscono agli stereotipi di genere.
Se l’adesione a uno standard di bellezza maschile è più un discorso di potere e di competizione, occorre uscire da questa competizione. Il corpo di una persona è di fatto un campo di battaglia tra l’individuo e la società. Questo vale in massima parte per il corpo delle donne, sul quale si combattono molte battaglie cruciali, ma anche per il corpo maschile. Ogni corpo è bello e desiderabile per come è, perché è la manifestazione nel mondo di una persona. Se dovessi dialogare con un giovane maschio alle prese con il looksmaxxing, probabilmente gli direi questo: hai un corpo morbido? Va bene. Hai un corpo muscoloso? Va bene uguale. Hai una disabilità di qualche tipo? Va bene lo stesso. Vai bene così come sei. Questa la chiamiamo body positivity, un atteggiamento di positività e accettazione verso il nostro corpo, qualunque forma esso abbia. Non è che fai male se vuoi andare in palestra o fare sport, perdere peso o diventare più tonico. Ma se diventa un’ossessione, perché vuoi modellare il tuo corpo in un modo specifico, perché vuoi aderire a un’immagine stereotipata di maschio, allora non va così bene.
E non dimentichiamo che anche noi “vecchi” abbiamo i nostri problemi a venire a patti con capelli bianchi, calvizie, giunture che scricchiolano, muscoli rilassati e tutto quanto ci fa venire la crisi di mezza età. Il percorso che ci porta all’accettazione del nostro corpo, la body positivity, insomma, è un impegno da rinnovare ogni giorno per tutta la vita, proprio perché il corpo cambia ogni giorno, e noi con lui.
Linkando qua e là
Articoli, post, notizie che mi hanno fatto pensare “aspetta che me lo segno per Patrilineare”…
Al trentesimo giorno senza pippe… - Illustration by Aesthetic Masculinity - X.com
Allora, questo è un argomento serio. Su questo articolo di NPR.org trovi una disamina abbastanza approfondita di questa tendenza, in giro da più di 10 anni, sull’astinenza dalla masturbazione. In due parole, i picchiatelli del movimento nofap sostengono che astenersi dall’eiaculare per lungo tempo (almeno 90 giorni) possa “curare la dipendenza da porno” (e fin qui, boh, ci può anche stare) e soprattutto “far guadagnare in lucidità mentale, forza fisica e massa muscolare” (per via dell’accumulo di testosterone6, grandissima bufala). Se la prima motivazione è vagamente positiva, la seconda è totalmente campata in aria e poi se ne aggiunge una terza, che è pura manosphere: il movimento nofap è quasi sempre legato alle frange più estremiste e misogine dell’alt-right statunitense, e la premessa è che sono le donne malvagie a costringerti a spargere il tuo seme perdendo così il tuo potere da maschio alfa. Masturbarsi è troppo “beta”, capito? Segniamocelo.
Da torinese, sono contento che proprio dalla mia città sia partito quello che chiamano il #MeToo delle università, ed è la dimostrazione che un sistema sessista basato sulla disparità di potere può anche evolvere per il meglio, ma ci vuole qualche bello scossone. Il Post racconta un po’ tutta la storia che è tuttora in evoluzione (mentre scrivo, uno dei docenti nell’occhio del ciclone ha usato il classico argomento patriarcale “sono stato frainteso”).7
Un paio di buone notizie per la comunità LGBTQIA+ (ma in definitiva per l’umanità): in Grecia sono finalmente legali i matrimoni tra persone dello stesso sesso - il che lascia l’Italia fanalino di coda in Europa in ottima compagnia di alcuni paesi dell’ex blocco orientale. Però dai, in Italia ci siamo tolti la soddisfazione di sfanculare Salvini e il suo devastante decreto del 2019, quello che obbligava a scrivere “padre” e “madre” nei documenti dei minori.
La bruttissima notizia uscita durante la settimana sanremese cui accennavo la volta scorsa, invece, è il fatto che il 6 febbraio sia passata la Direttiva Europea contro la violenza sulle donne e la violenza domestica: ottima cosa, se non fosse che clamorosamente non c’è stato accordo tra tutti gli stati europei sulla definizione di stupro come “sesso senza consenso”. Il tema del consenso era già centrale nella Convenzione di Istanbul del 2011, e faccio veramente fatica a capire perché anche stati come Francia e Germania abbiano voluto stralciare l’articolo 5 della direttiva, che richiamava questa definizione. Ci sono molte cose buone, ma di fatto è un’occasione mancata, come spiega anche questo articolo su WiseSociety.
Ora, perdonami la spudorata autopromozione ma devo ringraziare qui le gentilissime
, Emma Lenzi ed che nel loro video podcast “Il tempo di un caffé” (dedicato prevalentemente a tematiche linguistiche e di traduzione) mi hanno stanato e sono riuscite a farmi apparire in video nonostante la mia usuale ritrosia. Ti piazzo qui il link nel caso tu abbia piacere di assopirti sentendomi pontificare sul patriarcato per una ventina di minuti… è stata una cosa molto piacevole comunque! Crepi l’avarizia, mettiamo direttamente il video qui sotto.Dialoghi con Giancoso
Giancoso ormai lo conosci, no? E allora procedo al dialogo del mese, che stavolta verte sulla vexata quaestio di quanto erano meglio i maschi di una volta e quanto si stava meglio quando si stava peggio… no?
Portrait of Giancoso - Photo by Stockking on Freepik.com
Giancoso - Io ho fatto il servizio militare e credo che sia la migliore educazione per un maschio, dovrebbero ripristinarlo, non credi anche tu?
Patrilineare - Guarda Giancoso, io anche ho un’età per cui il servizio militare dovevo farlo per forza. Non ti stupirà sapere che ho scelto il servizio civile e l’obiezione di coscienza, proprio perché non ho mai ritenuto e non ritengo tuttora che quella militare sia la migliore educazione possibile per un giovane maschio. Il cameratismo tipico dell’organizzazione militare nel giro di poco più di 150 anni ha impregnato di sé tutto il resto della società civile italiana, creando quella mentalità da branco e quella cultura bros before hoes che ancora oggi soffoca ogni possibilità di reale connessione umana per noi maschi in primis, oltre ad essere il brodo di coltura perfetto per violenze di genere, femminicidi, familismo amorale e tutto quanto c’è di marcio nella nostra società. L’educazione migliore è quella che possiamo passare di padre in figlio basata sull’amore, il rispetto, il riconoscimento delle differenze, il superamento degli stereotipi e dei pregiudizi.
Giancoso - Allora mi butti a mare anche la cavalleria, la base del “maschio gentiluomo”? Senza cavalleria aumentano i femminicidi!
Patrilineare - È interessante che tu usi la parola “cavalleria”. Vedi, il cosiddetto codice cavalleresco medievale (da cui ha avuto origine la poesia trobadorica, l’ideale dell’amor cortese e infine il dolce stil novo) è un insieme di regole che pertengono alla metà maschile del mondo, un codice d’onore che in ogni caso si riferisce alle donne come ad essere inferiori - quali di fatto erano nell’Europa medievale - da proteggere nel loro passaggio da “proprietà del padre” a “proprietà del marito”. E la galanteria (dal verbo francese galer, divertirsi) che emerge dalle ceneri della cavalleria nel ‘600 non è altro che una forma di sessismo benevolo.8 Aprire le porte e far passare le donne per prime, pagare il conto al ristorante perché si è l’uomo, portare i bagagli pesanti a una donna, sono tutti esempi di cosiddette regole che implicitamente danno per scontata una posizione di inferiorità o comunque di “debolezza” della donna. La gentilezza in generale è OK, la gentilezza “obbligata” perché stai interagendo con una persona di sesso femminile, dal mio punto di vista è offensiva. Peraltro sono ragionevolmente sicuro che la maggior parte di chi ha ucciso la partner, la fidanzata o la ex si considerasse assolutamente un “cavaliere” nella quotidianità.
Giancoso - Dai, però i maschi che si truccano fanno ridere… Mica siamo tutti Damiano dei Måneskin, no?
Patrilineare - Certo, Giancoso, infatti va considerato il contesto e la situazione… A me piace mettermi lo smalto nero, sono abituato a coprire le magagne della pelle con un po’ di correttore e da giovane amavo moltissimo l’eyeliner. Non lo faccio ad esempio sul luogo di lavoro perché non ritengo sia il contesto giusto, così come in generale lo faccio meno di una volta perché alla mia età non è una cosa che venga vista molto bene, ma… mentre ti rispondo, mi rendo conto che questo è semplicemente un condizionamento della società. Cosa mi vuoi dire, che si può truccare solo chi è figo, o solo chi lavora nel mondo dello spettacolo? Io non sono d’accordo. Per me si può truccare chi si sente a proprio agio truccato. E chi ha proprio una passione smodata per il make-up potrà scegliere serenamente la strada del drag.9 Che ti ricordo, non ha nulla a che fare con l’orientamento sessuale o l’identità di genere… Anche tu potresti essere una drag queen favolosa: basta studiare.
Cosa mi gira in testa?
Oggi ti voglio parlare della mia nuova ossessione10, i film indiani che vado a scovare su Netflix o su Prime Video da un paio di mesi. Già l’anno scorso mi aveva colpito moltissimo RRR (Netflix), ma da quando qualche settimana fa ho visto Jawan (Netflix) e Pathaan (Prime Video), non mi fermo più. I due titoli citati sono le gemme della corona, più che altro perché entrambi hanno Shah Rukh Khan come protagonista. Se non conosci Shah Rukh Khan ti perdi qualcosa… è come non conoscere Tom Cruise. Solo che Shah Rukh Khan ha probabilmente molti più fan nel mondo. Io lo amo ancora di più dopo aver visto uno speciale di David Letterman che lo intervista e passa del tempo a casa sua a Mumbai. Ma sono tantissimi i film di Bollywood che si possono trovare sulle piattaforme: da quelli con SRK (cito ad esempio Fan, Raees, Kabhi Kuhshi Kabhie Gham, Kuch Kuch Hota Hai, Kal Ho Naa Ho), a quelli senza SRK come Gangubai Kathiawadi11, War, Kaal, Tiger Zinda Hai, Dilwale o Mimi. Puoi fare veramente indigestione di action sopra le righe e balletti coinvolgenti.
Shah Rukh Khan non ti giudica - © Red Chillies Entertainment
Se la cucina indiana non è il massimo per te, ti suggerisco anche qualcosa di più occidentale su Prime Video: la serie Mr. e Mrs. Smith, con Donald Glover e Maya Erskine, è un piccolo gioiello di scrittura e messa in scena: la trama action (derivata dal vecchio film con Brad Pitt e Angelina Jolie, a sua volta ispirato vagamente a un classico di Hitchcock) è immersa e diluita in un apprezzabile e mai banale approfondimento sulla psicologia dei personaggi e sulle dinamiche di coppia. Essendoci poi Glover (che tutto quel che tocca trasforma in oro puro) ed Erskine (un talento comico assoluto, già vista in Pen15 su Hulu), è anche una serie fottutamente divertente. Dalle una chance.
Ancora una volta grazie per avermi permesso di entrare nella tua casella di mail, per me è un onore e una responsabilità. Spero di averti fatto pensare e magari anche un po’ divertire. Ci vediamo in giro: mi ricorderò di te se mi metterai un cuoricino qui sotto e soprattutto se farai un restack o comunque una diffusione di Patrilineare cooptando qualche maschietto nella lotta. A presto!
I discorsi con Giancoso sono sempre grandi risorse, stavolta quello sulla leva militare (che io non ho fatto, rimandandola per studi e poi fortunatamente evitandola grazie alla legge del 2005): è un discorso che più volte ho affrontato con persone più grandi di me, che ogni volta mi ripetevano proprio le motivazioni di Giancoso. Che bello leggere la tua analisi!
E come sempre ho imparato termini nuovi grazie al prezioso strumenti del glossario.
Complimenti per la conversazione per "Il tempo di un caffè": precisa e sintetica.
So tutto del noFap e delle sue declinazioni - dannazione ai rabbit's hole - e ci ho pure letto uno, o due libri (ma soltanto nella variante "uscire dalla dipendenza dal porno", che pare essere un'applicazione abbastanza fondata); ma dei looksmaxxers davvero, non avevo idea.
Bellissima e superleggibilissima newsletter, la avevo nel radar da un po'.