Panico, no. Rotture di palle, tantissime. Un po' perché si tratta in una certa misura di un "braccio di ferro" estenuante e un po' perché ti ritrovi a porconare contro la tecnologia canaglia che nasconde le funzionalità più utili in sottomenu impossibili da trovare
Quoto tutto. Da madre di 11enne, controllo messaggi e cerco di supervisionare il supervisionabile. Trovo anche un po' assurda la narrazione del preservare la privacy dei figli quando sono così piccoli e così in balia di uno strumento più grande di loro (e di noi).
Questa narrazione della privacy che va preservata in realtà è quella che tenta di portare avanti mio figlio, ma per ora gli ho detto che l'unica narrazione valida in casa è la mia 🤣
Grazie Pietro per questo numero. Il racconto della tua esperienza personale è preziosissimo. Un punto secondo me fondamentale rispetto alla questione dell'educazione digitale è proprio questo: l'importanza di parlarci e confrontarci tra genitori per condividere timori, errori, buone pratiche. L'impressione è che agiamo tutti sotto una costante pressione sociale (col timore che i nostri figli possano essere tagliati fuori dalle dinamiche tra pari) e, contemporaneamente, in grande solitudine, navigando a vista per cercare di fare il meno peggio possibile e limitare i danni. Invece, la questione del digitale è enorme e ci coinvolge tutti allo stesso modo: condividere può essere di grandissimo aiuto. Per questo, personalmente, sposo tantissimo l'idea dei "patti digitali" tra genitori, scuole e territorio, che servono proprio a condividere scelte, strategie e anche a educarci noi adulti per primi.
Grazie Silvia per l'apprezzamento, anche io penso sia importante confrontare le idee su questa cosa. Io parlo spesso di educazione sessuale ed è un tema che viene dibattuto anche molto in politica. L'educazione digitale invece è ancora più negletta dal momento che si ritiene forse che "tutti sanno usare uno smartphone" e invece quanta attenzione ci va. Ma anche solo una questione di netiquette: mio figlio e molti suoi compagni appena hanno avuto in mano lo strumento si sono lanciati a mandarsi botte di 40 sticker al giorno, invii ripetuti, e poi tra loro si infastidivano a vicenda "ma basta con tutti questi messaggi"... buffissimi. Ma anche bisognosi di imparare che non puoi rompere le palle al prossimo con i messaggini solo perché hai WhatsApp e puoi farlo. Ce l'ha da sei mesi e lo sta imparando adesso.
Per quanto riguarda la questione mail... Non le guardo quasi mai. Mi dimentico proprio... È più facile invece che apra la app direttamente e che dia un'occhiata a cosa avete pubblicato
Credo che almeno fino ai 13 anni, 14 si debba controllare attentamente le frequentazioni social dei figli... Gli algoritmi non hanno morale e nel giro di pochissimo trascinano i ragazzi ancora immaturi per elaborare certi messaggi in tunnel di disturbi alimentari, pornografia, dipendenza e fomo e addirittura vera e propria istigazioni al suicidio
Proprio ora con mio figlio stavamo guardando Win or Lose su Disney+: nel 4 episodio una dodicenne finisce nei guai e la madre lo scopre guardando il suo cellulare. Io “Vedi che la privacy non esiste”? Lui “Sì ma questa mamma almeno si è fatta il PROBLEMA prima di entrare nel cellulare della figlia”… comunque è una lotta continua 🙄
Mio figlio è ancora "piccolo", fa seconda elementare, però anche io cerco di prepararmi per quello che verrà. Può fare i videogiochi (prima era Roblox, ora è Minecraft, domani chissà, ma la sostanza non cambia) solo sabato e domenica, per 15 minuti (che poi sono sempre 20, ma almeno il concetto di limite sta passando, lento e inesorabile 😂). Anche durante le vacanze, sempre solo due giorni a settimana. Ma ogni volta che alla fine mette giù il (mio) telefono vedo chiari i segni della dipendenza: si lamenta, piange, dice con tono accusatore che il suo compagno X e il suo amico Y possono fare i videogiochi tutti i giorni...
Un passettino per volta, che dobbiamo fare?
Cmq non so se ti rassicura ma mia madre, psicanalista infantile della vecchia guardia, continua a sostenere che almeno fino ai 14 anni, o giù di lì, è sacrosanto che i nostri figli sappiano che la privacy, almeno quella digitale, non è un diritto, ma va conquistata col loro comportamento.
Grande mamma Filoramo! Ma sì, comunque è importantissimo partire da tempi così ristretti, così ogni passettino in più sarà anche una gioia per lui, ci sarà la volta che passi a mezz'ora e sarà già un trionfo. Per poi (come faccio io) riportare il tutto a zero minuti ogni volta che non si impegna e prende 4 😅
PS tengo a dire che se lo vedo che studia e poi prende un brutto voto, pace... lo consolo per la delusione. Ma se prende un brutto voto e io ho visto che è perché se ne è sbattuto, non ho pietà e colpisco dove fa più male (cioè sul tablet)
Ciao Pietro, per quanto riguarda l'open rate non disperare: io ti leggo da App o da sito (quindi mi sa che sono uno dei tuoi detrattori), comunque ti capisco nel vedere quella percentuale che scende inesorabilmente. Per il resto, salvo tutto perchè presto arriverà anche per me questo momento di transizione digitale. Aiuto.
Ho agito (abbiamo, il padre di mia figlia veniva a traino) come te sulla questione device, whatsapp e educazione digitale, con mia figlia, fino ai 12 anni. Purtroppo le è stato regalato il cellulare, contro il mio parere, che era in 5 elementare. Ho installato le app di controllo per Anroid, il tempo limite e tutto il resto. Fino più o meno alla prima superiore è andata bene...Po8, come fai notare, la pressione sociale si fa sentire, arriva la pandemia, non vuoi che tua figlia si isoli e apri le maglie del controllo, cercando di costruire consapevolezza sul mondo social e fiducia nelle sue capacità di leggerlo e gestirlo. Per loro, per i ragazzi, è tanto, è troppo. Tra le cose che faccio c'è l'insegnamento, l'ho fatto per tutti i gradi di scuola per arrivare alle superiori: l'effetto che la comunicazione social è comunque pesante. Manipolazione, induzione di bisogni, alterazione della percezione della realtà, acutizzazione della rabbia e dei sentimenti di frustrazione e potrei continuare. Come si può fare per aiutarci e aiutare i nostri figli/figlie e i/le giovani a salvare il loro nucleo identitario così prezioso e così ambito dagli algoritmi che tutto vogliono dirigere, vendere e assuefare? Continuano a venirmi alle labbra, sempre e comunque, tre parole: educazione ai senitmenti. Grazie per avermi riportato su questo punto, proverò a svilupparlo e a rivederlo con più chiarezza. Ora mia figlia va per i 19 anni e gli effetti dell'uso dei social, nonostante l'educazione digitale, ancora sono visibili.
Grazie di aver condiviso con me la tua esperienza, mi colpisce soprattutto il passaggio sulla pandemia perché è incredibile come su persone di età diverse abbia avuto effetti diversi (sempre deleteri comunque). Noi l'abbiamo vissuta in prima elementare, possiamo dire che "non ha fatto la prima" e si vede tantissimo, si porta dietro ancora in prima media diversi difetti di scrittura e un rapporto con la matematica devastante che sta a poco a poco recuperando. Per una persona di 14-15 anni deve essere stata la morte civile... Quindi capisco il tuo punto. Dal mio punto di vista è sempre opportuno ribadire, facendo un po' di scrolling insieme, che i social non sono mai realtà ma sempre rappresentazione, facendogli imparare a prendere le distanze. Non facile, perché poi "che cazzo ne sappiamo noi che siamo vecchi", ma qualcosa penso che passi. Taggami quando scrivi qualcosa in merito, che voglio leggere.
Lo farò. Purtroppo per quanto spieghiamo loro che i social sono una rappresentazione o solo una piccola parte della realtà, essi sono elaborati in modo tale da plasmare la.percezione di sé stessi e di ciò che li circonda. Mi dovrò fermare a scriverne.
Ascolto e annoto mentalmente perché arriverà pure il nostro momento (e il panico dilaga). Scherzo, quasi.
Panico, no. Rotture di palle, tantissime. Un po' perché si tratta in una certa misura di un "braccio di ferro" estenuante e un po' perché ti ritrovi a porconare contro la tecnologia canaglia che nasconde le funzionalità più utili in sottomenu impossibili da trovare
Quoto tutto. Da madre di 11enne, controllo messaggi e cerco di supervisionare il supervisionabile. Trovo anche un po' assurda la narrazione del preservare la privacy dei figli quando sono così piccoli e così in balia di uno strumento più grande di loro (e di noi).
Questa narrazione della privacy che va preservata in realtà è quella che tenta di portare avanti mio figlio, ma per ora gli ho detto che l'unica narrazione valida in casa è la mia 🤣
Grazie Pietro per questo numero. Il racconto della tua esperienza personale è preziosissimo. Un punto secondo me fondamentale rispetto alla questione dell'educazione digitale è proprio questo: l'importanza di parlarci e confrontarci tra genitori per condividere timori, errori, buone pratiche. L'impressione è che agiamo tutti sotto una costante pressione sociale (col timore che i nostri figli possano essere tagliati fuori dalle dinamiche tra pari) e, contemporaneamente, in grande solitudine, navigando a vista per cercare di fare il meno peggio possibile e limitare i danni. Invece, la questione del digitale è enorme e ci coinvolge tutti allo stesso modo: condividere può essere di grandissimo aiuto. Per questo, personalmente, sposo tantissimo l'idea dei "patti digitali" tra genitori, scuole e territorio, che servono proprio a condividere scelte, strategie e anche a educarci noi adulti per primi.
Grazie Silvia per l'apprezzamento, anche io penso sia importante confrontare le idee su questa cosa. Io parlo spesso di educazione sessuale ed è un tema che viene dibattuto anche molto in politica. L'educazione digitale invece è ancora più negletta dal momento che si ritiene forse che "tutti sanno usare uno smartphone" e invece quanta attenzione ci va. Ma anche solo una questione di netiquette: mio figlio e molti suoi compagni appena hanno avuto in mano lo strumento si sono lanciati a mandarsi botte di 40 sticker al giorno, invii ripetuti, e poi tra loro si infastidivano a vicenda "ma basta con tutti questi messaggi"... buffissimi. Ma anche bisognosi di imparare che non puoi rompere le palle al prossimo con i messaggini solo perché hai WhatsApp e puoi farlo. Ce l'ha da sei mesi e lo sta imparando adesso.
Per quanto riguarda la questione mail... Non le guardo quasi mai. Mi dimentico proprio... È più facile invece che apra la app direttamente e che dia un'occhiata a cosa avete pubblicato
Su questo siamo d'accordo.
Credo che almeno fino ai 13 anni, 14 si debba controllare attentamente le frequentazioni social dei figli... Gli algoritmi non hanno morale e nel giro di pochissimo trascinano i ragazzi ancora immaturi per elaborare certi messaggi in tunnel di disturbi alimentari, pornografia, dipendenza e fomo e addirittura vera e propria istigazioni al suicidio
Proprio ora con mio figlio stavamo guardando Win or Lose su Disney+: nel 4 episodio una dodicenne finisce nei guai e la madre lo scopre guardando il suo cellulare. Io “Vedi che la privacy non esiste”? Lui “Sì ma questa mamma almeno si è fatta il PROBLEMA prima di entrare nel cellulare della figlia”… comunque è una lotta continua 🙄
Mio figlio è ancora "piccolo", fa seconda elementare, però anche io cerco di prepararmi per quello che verrà. Può fare i videogiochi (prima era Roblox, ora è Minecraft, domani chissà, ma la sostanza non cambia) solo sabato e domenica, per 15 minuti (che poi sono sempre 20, ma almeno il concetto di limite sta passando, lento e inesorabile 😂). Anche durante le vacanze, sempre solo due giorni a settimana. Ma ogni volta che alla fine mette giù il (mio) telefono vedo chiari i segni della dipendenza: si lamenta, piange, dice con tono accusatore che il suo compagno X e il suo amico Y possono fare i videogiochi tutti i giorni...
Un passettino per volta, che dobbiamo fare?
Cmq non so se ti rassicura ma mia madre, psicanalista infantile della vecchia guardia, continua a sostenere che almeno fino ai 14 anni, o giù di lì, è sacrosanto che i nostri figli sappiano che la privacy, almeno quella digitale, non è un diritto, ma va conquistata col loro comportamento.
Grande mamma Filoramo! Ma sì, comunque è importantissimo partire da tempi così ristretti, così ogni passettino in più sarà anche una gioia per lui, ci sarà la volta che passi a mezz'ora e sarà già un trionfo. Per poi (come faccio io) riportare il tutto a zero minuti ogni volta che non si impegna e prende 4 😅
PS tengo a dire che se lo vedo che studia e poi prende un brutto voto, pace... lo consolo per la delusione. Ma se prende un brutto voto e io ho visto che è perché se ne è sbattuto, non ho pietà e colpisco dove fa più male (cioè sul tablet)
Ciao Pietro, per quanto riguarda l'open rate non disperare: io ti leggo da App o da sito (quindi mi sa che sono uno dei tuoi detrattori), comunque ti capisco nel vedere quella percentuale che scende inesorabilmente. Per il resto, salvo tutto perchè presto arriverà anche per me questo momento di transizione digitale. Aiuto.
LOL... ah ma grazie che mi dici questa cosa, anche io tendenzialmente leggo tutto da App, quindi non conta per l'open rate, giustamente.
Ho agito (abbiamo, il padre di mia figlia veniva a traino) come te sulla questione device, whatsapp e educazione digitale, con mia figlia, fino ai 12 anni. Purtroppo le è stato regalato il cellulare, contro il mio parere, che era in 5 elementare. Ho installato le app di controllo per Anroid, il tempo limite e tutto il resto. Fino più o meno alla prima superiore è andata bene...Po8, come fai notare, la pressione sociale si fa sentire, arriva la pandemia, non vuoi che tua figlia si isoli e apri le maglie del controllo, cercando di costruire consapevolezza sul mondo social e fiducia nelle sue capacità di leggerlo e gestirlo. Per loro, per i ragazzi, è tanto, è troppo. Tra le cose che faccio c'è l'insegnamento, l'ho fatto per tutti i gradi di scuola per arrivare alle superiori: l'effetto che la comunicazione social è comunque pesante. Manipolazione, induzione di bisogni, alterazione della percezione della realtà, acutizzazione della rabbia e dei sentimenti di frustrazione e potrei continuare. Come si può fare per aiutarci e aiutare i nostri figli/figlie e i/le giovani a salvare il loro nucleo identitario così prezioso e così ambito dagli algoritmi che tutto vogliono dirigere, vendere e assuefare? Continuano a venirmi alle labbra, sempre e comunque, tre parole: educazione ai senitmenti. Grazie per avermi riportato su questo punto, proverò a svilupparlo e a rivederlo con più chiarezza. Ora mia figlia va per i 19 anni e gli effetti dell'uso dei social, nonostante l'educazione digitale, ancora sono visibili.
Grazie di aver condiviso con me la tua esperienza, mi colpisce soprattutto il passaggio sulla pandemia perché è incredibile come su persone di età diverse abbia avuto effetti diversi (sempre deleteri comunque). Noi l'abbiamo vissuta in prima elementare, possiamo dire che "non ha fatto la prima" e si vede tantissimo, si porta dietro ancora in prima media diversi difetti di scrittura e un rapporto con la matematica devastante che sta a poco a poco recuperando. Per una persona di 14-15 anni deve essere stata la morte civile... Quindi capisco il tuo punto. Dal mio punto di vista è sempre opportuno ribadire, facendo un po' di scrolling insieme, che i social non sono mai realtà ma sempre rappresentazione, facendogli imparare a prendere le distanze. Non facile, perché poi "che cazzo ne sappiamo noi che siamo vecchi", ma qualcosa penso che passi. Taggami quando scrivi qualcosa in merito, che voglio leggere.
Lo farò. Purtroppo per quanto spieghiamo loro che i social sono una rappresentazione o solo una piccola parte della realtà, essi sono elaborati in modo tale da plasmare la.percezione di sé stessi e di ciò che li circonda. Mi dovrò fermare a scriverne.