Torniamo sul discorso della media representation: esigenza commerciale o strumento di identificazione per minoranze sotto-rappresentate? O entrambe le cose?
Personalmente do un valore altissimo a "La leggenda di Korra", sequel di un prodotto di altissimo successo (e quindi alte aspettative), in cui si vede la protagonista (non un comprimario, ma la protagonista) e una coprotagonista cambiare orientamento. Come? Nel modo più semplice che c'è, seguendo la comprensione della persona che si ama. Per me bellissimo.
Grazie, bellissima scoperta lo studio di Business Insider sui personaggi LGBTQ+ nei cartoni animati. E sempre molto interessanti i dialoghi con Giancoso.
Grazie, bellissima scoperta lo studio di Business Insider sui personaggi LGBTQ+ nei cartoni animati. E sempre molto interessanti i dialoghi con Giancoso.
Lo sono in pectore da quando ero bambino e guardavo sempre il quarto dottore...! Però le serie “moderne” devo guardarle bene perché non le ho mai seguite per filo e per segno
Grazie per questo numero di Patrilineare che leggo sempre con piacere e oggi mi da l'occasione per porre una questione che mi frulla in testa da tempo.
Non avendo figli/e e non frequentando pargoli mi sono sempre chiesta una cosa: ma esiste l'equivalente di Frozen per i maschi?
Spiego meglio. Mi sembra, appunto da non esperta della dieta culturale dei piccoli umani, che esistano moltissimi prodotti animati (e tutto il merchandise che ne consegue) targhettizzati per le bambine e che, di solito, hanno messaggi positivi per cui le spettatrici si identificano in eroine moderne, che non hanno bisogno del principe che le salvi eccetera... ma i bambini?
Superata l'età della scuola dell'infanzia (quando mi immagino i prodotti culturali non hanno questa netta divisione maschi/femmine) di quali storie, personaggi e valori si nutrono? E nel caso il loro sia un orizzonte più "povero" e votato ancora a stereotipi machisti dove non c'è spazio per introspezione, relazioni sane, non competitività e così via, questo non rappresenta un ulteriore spaccatura nel baratro tra la consapevolezza femminile e quella maschile in età poi più adulta?
Ma infatti grazie del commento, tu hai messo proprio il dito nella piaga. I ragazzini hanno gli anime (tipo da Dragonball a Naruto a One Piece a Demon Slayer per intenderci) che sono le classiche serie di mazzate combattimenti e avventure. E ci sta. Oppure hanno Marvel e Star Wars che in quanto Disney tentano disperatamente la via della wokeness fallendo quasi sempre perché lo fanno in maniera brutta, scrivendo male le storie proprio. Pixar ha fatto Luca, ma è passato in sordina. Ora uscirà Elio, che promette di essere una sorta di Lilo e Stitch Al maschile. Soul era troppo adulto, e così Lightyear. Un film/serie di animazione mirato a maschi tra i 12 e i 15 anni non lo fanno da decenni. Per me l’esempio migliore anni fa fu Big Hero Six, ma fu un mezzo flop. Strange World sulla carta ci stava, ma era proprio un brutto film. A tutt’oggi per me nulla supera Steven Universe che era proprio mirato a quel pubblico (e prima ancora Adventure Time, cui lavorava anche Rebecca Sugar prima di lanciare Steven Universe).
Ah ecco quindi c'è un tema: tentano di realizzare prodotti moderni (woke per intenderci ma non mi piace il termine) ma non hanno presa/sono scritti male. C'è da chiedersi come mai?
Butto lì una teoria: è possibile che i bambini siano meno "fan" (volendo nel senso di fanatismo 😅) rispetto alle bambine, ovvero si appassionino meno ad un singolo personaggio o storia e quindi, per essere terra terra, sono consumatori meno interessanti e le case produttrici non ci investono?
Se penso a Frozen mi pare di aver assistito ad un vero e proprio delirio collettivo, con le facce di Elsa e Anna ovunque e tutte le bambine impallinate per anni, stessa mania che quelle stesse bambine una volta diventate adolescenti proiettano su idoli come cantanti e attori (guarda caso altri prodotti di consumo).
Vedo difficile che con tutto il bene avvenga lo stesso con Luca o Big Hero Six. Io appartengo alla prima generazione esposta in età scolare al fenomeno Pokemon, e forse è l'ultimo che ricordo aver generato una follia collettiva nei maschi.
Io credo che per quanto riguarda Disney ci sia un problema molto specifico: l’universo poetico disneyano, quello che ha reso i film Disney così coerenti l’uno con l’altro, così riconoscibili... ha come perno il sentimento della nostalgia. Da quando la nostalgia è diventato un sentimento monopolizzato dall’estrema destra, si sono creati una serie di corto circuiti che - finora - Disney non è riuscita a risolvere. Il punto della rappresentazione infatti, abbracciato in modo radicale, non riguarda solo i personaggi che vediamo sullo schermo, ma il mondo ideale che ha in testa e nel cuore chi crea quell’opera (o quella serie di opere). Se cambiano i personaggi ma non le dinamiche (perché serve ancora più coraggio per cambiare le dinamiche) vengono fuori questi Frankenstein di wokeness che sono quello che ci becchiamo mentre procediamo lungo questa strada impervia.
Personalmente do un valore altissimo a "La leggenda di Korra", sequel di un prodotto di altissimo successo (e quindi alte aspettative), in cui si vede la protagonista (non un comprimario, ma la protagonista) e una coprotagonista cambiare orientamento. Come? Nel modo più semplice che c'è, seguendo la comprensione della persona che si ama. Per me bellissimo.
Bellissimo, la penso come te. Ora mi viene il dubbio di non averlo poi inserito nella mia mini-lista e se non l’ho fatto sono un mentecatto 😅
Grazie, bellissima scoperta lo studio di Business Insider sui personaggi LGBTQ+ nei cartoni animati. E sempre molto interessanti i dialoghi con Giancoso.
Grazie, bellissima scoperta lo studio di Business Insider sui personaggi LGBTQ+ nei cartoni animati. E sempre molto interessanti i dialoghi con Giancoso.
Preziosissimo come sempre, e in più... stai per diventare un whovian!🥹
Lo sono in pectore da quando ero bambino e guardavo sempre il quarto dottore...! Però le serie “moderne” devo guardarle bene perché non le ho mai seguite per filo e per segno
Grazie per questo numero di Patrilineare che leggo sempre con piacere e oggi mi da l'occasione per porre una questione che mi frulla in testa da tempo.
Non avendo figli/e e non frequentando pargoli mi sono sempre chiesta una cosa: ma esiste l'equivalente di Frozen per i maschi?
Spiego meglio. Mi sembra, appunto da non esperta della dieta culturale dei piccoli umani, che esistano moltissimi prodotti animati (e tutto il merchandise che ne consegue) targhettizzati per le bambine e che, di solito, hanno messaggi positivi per cui le spettatrici si identificano in eroine moderne, che non hanno bisogno del principe che le salvi eccetera... ma i bambini?
Superata l'età della scuola dell'infanzia (quando mi immagino i prodotti culturali non hanno questa netta divisione maschi/femmine) di quali storie, personaggi e valori si nutrono? E nel caso il loro sia un orizzonte più "povero" e votato ancora a stereotipi machisti dove non c'è spazio per introspezione, relazioni sane, non competitività e così via, questo non rappresenta un ulteriore spaccatura nel baratro tra la consapevolezza femminile e quella maschile in età poi più adulta?
Ma infatti grazie del commento, tu hai messo proprio il dito nella piaga. I ragazzini hanno gli anime (tipo da Dragonball a Naruto a One Piece a Demon Slayer per intenderci) che sono le classiche serie di mazzate combattimenti e avventure. E ci sta. Oppure hanno Marvel e Star Wars che in quanto Disney tentano disperatamente la via della wokeness fallendo quasi sempre perché lo fanno in maniera brutta, scrivendo male le storie proprio. Pixar ha fatto Luca, ma è passato in sordina. Ora uscirà Elio, che promette di essere una sorta di Lilo e Stitch Al maschile. Soul era troppo adulto, e così Lightyear. Un film/serie di animazione mirato a maschi tra i 12 e i 15 anni non lo fanno da decenni. Per me l’esempio migliore anni fa fu Big Hero Six, ma fu un mezzo flop. Strange World sulla carta ci stava, ma era proprio un brutto film. A tutt’oggi per me nulla supera Steven Universe che era proprio mirato a quel pubblico (e prima ancora Adventure Time, cui lavorava anche Rebecca Sugar prima di lanciare Steven Universe).
Ah ecco quindi c'è un tema: tentano di realizzare prodotti moderni (woke per intenderci ma non mi piace il termine) ma non hanno presa/sono scritti male. C'è da chiedersi come mai?
Butto lì una teoria: è possibile che i bambini siano meno "fan" (volendo nel senso di fanatismo 😅) rispetto alle bambine, ovvero si appassionino meno ad un singolo personaggio o storia e quindi, per essere terra terra, sono consumatori meno interessanti e le case produttrici non ci investono?
Se penso a Frozen mi pare di aver assistito ad un vero e proprio delirio collettivo, con le facce di Elsa e Anna ovunque e tutte le bambine impallinate per anni, stessa mania che quelle stesse bambine una volta diventate adolescenti proiettano su idoli come cantanti e attori (guarda caso altri prodotti di consumo).
Vedo difficile che con tutto il bene avvenga lo stesso con Luca o Big Hero Six. Io appartengo alla prima generazione esposta in età scolare al fenomeno Pokemon, e forse è l'ultimo che ricordo aver generato una follia collettiva nei maschi.
Che continua tuttora, peraltro 😗
Io credo che per quanto riguarda Disney ci sia un problema molto specifico: l’universo poetico disneyano, quello che ha reso i film Disney così coerenti l’uno con l’altro, così riconoscibili... ha come perno il sentimento della nostalgia. Da quando la nostalgia è diventato un sentimento monopolizzato dall’estrema destra, si sono creati una serie di corto circuiti che - finora - Disney non è riuscita a risolvere. Il punto della rappresentazione infatti, abbracciato in modo radicale, non riguarda solo i personaggi che vediamo sullo schermo, ma il mondo ideale che ha in testa e nel cuore chi crea quell’opera (o quella serie di opere). Se cambiano i personaggi ma non le dinamiche (perché serve ancora più coraggio per cambiare le dinamiche) vengono fuori questi Frankenstein di wokeness che sono quello che ci becchiamo mentre procediamo lungo questa strada impervia.
Ecco, grazie, infatti.