Ma che cos'è questo privilegio
Dove affrontiamo l'elefante nella stanza, quello che di norma gli uomini non riescono a vedere. Niente paura, ci mettiamo gli occhiali rosa del femminismo.
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Ciao, tutto bene? Sorpreso che ci sia una nuova mail da Patrilineare? Anche io. Sono Pietro Izzo e stavolta vorrei prendermi la briga di spiegarti il privilegio maschile (se non sei un maschio etero e cisgender, forse non avrai bisogno di leggere le prossime 2.314 parole).
Autostima e rispetto
La voglio prendere un po’ alla lontana, per farmi capire meglio, e anche perché mi piace partire sempre da un punto di vista genitoriale.
Immagina un bambino, un giovane maschio, e osserva come si costruisce e come si evolve la sua autostima. La stima, cioè il valore che diamo a noi stessi, è un concetto cruciale in età evolutiva. Senza autostima si diventa persone infelici, depresse, convinte di non poter raggiungere nessun obiettivo significativo. Si tende a non partecipare, a chiudersi in sé stessi, ad avere paura del giudizio degli altri (quando, è evidente che i peggiori giudici di noi stessi siamo… noi stessi).
Se ricordi, l’ultima volta abbiamo parlato delle caratteristiche del “maschio” secondo la cultura patriarcale1. L’assenza di autostima non è certamente tra queste. Il maschio alfa dovrà sempre essere convinto, privo di dubbi, certamente non infelice e depresso. E dunque, come si costruisce l’autostima nel bambino? Qualunque testo pedagogico direbbe: con i rinforzi positivi, la relazione affettuosa, il supporto costante dei genitori e degli adulti di riferimento.
Per contro, come si affossa l’autostima in un bambino? Facendogli fare esperienza di violenze fisiche e psicologiche, mettendolo di fronte all’abbandono (o anche semplicemente a una scarsa considerazione), con la critica costante e la pretesa da parte dei genitori di avere un bambino perfetto.
Ora: come padri, sappiamo tutti benissimo la teoria, ma nella pratica sono tante le volte in cui sbagliamo. Vogliamo essere il tipo di padre che alleva un figlio felice e consapevole delle proprie qualità ma ogni tanto ci scappa il furiosissimo sdegno (cit.) o pretendiamo troppo.
Ma c’è anche un tipo di padre, ancora molto presente nel 2023, tuttora convinto che il modello di genitorialità vincente per educare il giovane maschio a diventare un vero chad sia quello del padre padrone, che picchia, urla, non dimostra affetto (è da femmine), non parla e se parla critica e basta. Un modello che - lo sanno tutti - toglie autostima invece di accrescerla.
Allora, cosa può andare storto?
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Quello che succede in questi (frequentissimi) casi, è che l’autostima del maschio si “inquina” finendo per assomigliare ad un mix paradossale di effettiva scarsa autostima unita ad una illusione di alta autostima a danni degli altri2. Se dall’osservazione di un bambino passiamo all’osservazione di un adolescente, salta subito all’occhio come la benzina dell’autostima sia ora il costante tentativo di denigrare e sminuire gli altri. Un modello di comportamento che continua troppo spesso anche in età adulta.
Chi sono gli “altri”? Tutte le persone che non sono “maschi” o non sono percepite come tali. Che a loro volta possono avere un’autostima abbastanza alta, e allora un insulto come “cicci*ne”, “tr*ia”, “sfig*to” o “fr*cio” non scalfisce la considerazione di sé. Anzi, a volte queste stesse parole potrebbero essere riutilizzate portandole come una medaglia al valore e riappropriandosene, togliendo loro il valore negativo di insulto e spiazzando chi le ha pronunciate. Se la vittima dell’insulto ha un’autostima bassa, invece, queste parole colpiranno come un sasso e aumenteranno il senso di vergogna e inadeguatezza che già esiste, spingendo il rispetto di sé ancora più giù.
L’autostima infatti ha a che fare anche con il rispetto di sé. E teoricamente, chi sa rispettarsi sa rispettare anche gli altri. Ma per il maschio nella cultura occidentale, il concetto di rispetto è unilaterale: “Devi rispettarmi perché io sono il maschio, padrone dell’universo”. In questo modo la sicurezza di sé diventa arroganza, e il rispetto si lega strettamente alla violenza. Il maschio è ingabbiato in una serie di codici di comportamento insensati, che uniscono un’alta (e spesso ingiustificata) opinione di sé a una capacità quasi nulla di gestire le proprie emozioni. Il dolore che arriva per un attacco qualsiasi alla propria “maschilità” non viene vissuto e compreso: viene invece immediatamente esternalizzato e tramutato in rabbia e desiderio di vendetta contro qualcuno.
La ruota della sopraffazione
Abbiamo visto3 che cosa scatena questa costante rabbia maschile: l’idea radicata che la vita ci debba qualcosa (il successo, la felicità, i soldi) soltanto perché siamo nati così. Questa idea è il frutto di un qualcosa che è ben nascosto, ma che una volta che lo scopri non puoi più non vederlo. Questa cosa è il privilegio del maschio. Del maschio bianco, etero, cisgender, adulto, ricco, abile, cristiano e bello, se proprio vogliamo essere precisi4.
Questo privilegio è la radice del sessismo e dell’omotransfobia, ma a guardar bene anche del razzismo, del classismo, dell’abilismo, dell’ageismo e di molti altri -ismi di cui magari non hai ancora sentito parlare. Tutti questi -ismi sono presenti, importanti e influenti nella nostra società, alcuni più di altri. Gli - ismi si basano su stereotipi comodi e molto radicati (hanno secoli di storia alle spalle): stereotipi che permettono a chi li utilizza di non uscire mai dalla propria comfort zone e che tendono a ridurre una persona complessa a una caratteristica minima, identificata dalla sua razza, dal suo genere, età, classe sociale, religione, aspetto fisico e via dicendo.
Per capire gli -ismi possiamo immaginarci un cerchio diviso a metà. Nella metà superiore ci sono le caratteristiche che possiamo associare al “privilegio” (abbi pazienza ancora qualche riga e poi provo a spiegarti meglio cos’è questo privilegio).
MASCHIO
BIANCO
ETEROSESSUALE
CISGENDER
ADULTO
RICCO
ABILE
CRISTIANO
BELLO
Nella metà inferiore le caratteristiche che possiamo associare alla “sopraffazione”, cioè le caratteristiche in base alle quali le persone vengono oppresse e sopraffatte (volontariamente o meno) dai rappresentanti della metà superiore del cerchio.
FEMMINA
NON-BIANCO
OMOSESSUALE
TRANSGENDER
GIOVANE/VECCHIO
POVERO
DISABILE
NON-CRISTIANO
BRUTTO
Anche un bambino riesce a capire che una persona povera è in una condizione di grande inferiorità rispetto a una persona ricca. O che una persona disabile ha molte difficoltà e barriere in più rispetto a una persona abile. Alcune persone tendono ad accorgersi un po’ più tardi nella vita che le persone di colore hanno un trattamento molto diverso rispetto alle persone bianche. Ma la consapevolezza di quanto possono essere oppresse le persone di sesso femminile, gay o transgender, per un maschio arriva sempre molto tardi (se arriva).
Tutti gli -ismi sono comportamenti negativi sociali e individuali che prendono spunto da una delle caratteristiche presenti nella metà inferiore del cerchio, la metà della sopraffazione. Lo scopo degli -ismi è quello di denigrare e sminuire la persona che ha una di queste caratteristiche (o più di una: pensa ad una donna nera, lesbica, transgender, povera e non più giovane - le caratteristiche considerate negative si accumulano sulla stessa persona e la definiscono agli occhi dei cosiddetti “normali” come “diversa al cubo”).
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A questo punto di solito la reazione di un MBEC5 è: “io non sono razzista / sessista / abilista etc”, oppure una variazione sul sempreverde tema “ho molti amici gay”. Il problema però sta anche in frasi e atteggiamenti apparentemente innocui: il collega di origine vietnamita a cui ti rivolgi identificandolo come cinese. L’amica cui chiedi se “ha le sue cose” quando è nervosa. L’amico che dai per scontato sia omosessuale quando magari è non-binario. La persona disabile in carrozzella della quale pensi “che tristezza, è costretto/a a questa vita”.
Si può essere razzista o altro anche senza volerlo o senza saperlo. Gli -ismi derivano da una scarsa volontà (quando non decisamente un rifiuto) di conoscere quello che è diverso da sé. Quello che è diverso dalla metà superiore del cerchio6. Quella del privilegio.
E allora, questo privilegio?
E arriviamo al punto cruciale. Conosciamo tutti la protesta del MBEC: “Io non sono un privilegiato, non lo sono mai stato, nessuno mi ha mai regalato niente”. Certo, può essere. Ma qui non si sta parlando di quel tipo di privilegio. Il privilegio del maschio bianco è una cosa più subdola - non te ne accorgi perché ci vivi dentro dal momento in cui sei nato. Per chi apprezza David Foster Wallace, il privilegio del maschio “è l’acqua”7.
Privilegio indica una legge (“lex”) fatta per sé, per la singola persona (“privus”), una condizione di cui solo qualcuno gode. Questo privilegio, che costituisce la base su cui poggia il patriarcato, è come una legge non scritta che è tranquillamente e comunemente accettata nella nostra società.
Il privilegio in questione non significa “io ho tutto” ma significa “a parità di punto di partenza io ho meno ostacoli e meno problemi di te” solo per essere maschio, bianco, etero, abile, eccetera eccetera. Questi ostacoli, questi problemi, possono essere diritti civili negati, violenza sistematica sulla persona, discriminazione a livello di stipendio, difficoltà di accesso a contesti e situazioni della vita pubblica, abbandono sociale e culturale.
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Mi rendo conto che per alcuni è difficile da capire8, ma quando lo capisci ti cambia la vita. Io l’ho capito solo da adulto (non è mai troppo tardi): quando ero giovane io, nessuno si poneva nemmeno il problema. La legge non scritta del privilegio non veniva messa in discussione, non se ne parlava nemmeno, era semplicemente nell’aria che respiravi. Oggi per fortuna le cose sono diverse, ma non ancora abbastanza diverse.
Ora, facciamo due più due: le persone che rientrano nella metà privilegiata del mondo non hanno altro modo per mantenere questo privilegio se non quello di escludere, denigrare, sminuire e sopraffare anche con la violenza le persone che rientrano nella metà oppressa del mondo.
Se siamo degli stronzi senza possibilità di redenzione (cosa che non mi sembra auspicabile), concluderemo che le cose vanno benissimo così come stanno. Ma se - una volta visualizzato il cerchio del privilegio e della sopraffazione - ti senti come mi sono sentito io e vorresti semplicemente poter premere un pulsante per attivare una sorta di “bomba sociale” che azzeri queste ingiustizie, allora occorre cominciare a fare molta attenzione.
Ovviamente questo sistema di cose (cioè, in una parola, il patriarcato) non può essere rovesciato dall’oggi al domani. Noi che ci troviamo in “territorio privilegiato” e abbiamo smascherato la questione del privilegio e della sopraffazione, però, dobbiamo adottare nella vita quotidiana dei comportamenti che riconoscano - che vedano, vorrei dire - le persone oppresse a vario titolo. Diventare loro alleati. Spezzare il cerchio.
Si tratta di una cosa difficile che richiede una buona dose di equilibrismo psicologico e sociale, perché mentre spezziamo il cerchio dobbiamo purtroppo rimanerci dentro. Ma possiamo comunque aiutarci tra di noi.
Ho iniziato "La volontà di cambiare. Mascolinità e amore”: che colpo al cuore, che roba pazzeska!
Promising young woman alla grandissima perché è proprio militante, ma secondo me anche Men ci sta https://it.wikipedia.org/wiki/Men_(film_2022)
perché cha sta cosa di usare un unico attore per tutti i ruoli maschili che anche se didascalica è molto potente
alla fine Alex Garland non scherza per niente. anzi adesso mi tocca vedere Dredd.