Le persone transgender sono "mostri che ci parlano"
Dalla paura del diverso alla transfobia, con la scusa di proteggere i bambini: ma perché tanto odio? (Cit.)
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Evviva, una nuova uscita di Patrilineare! Ma soprattutto la prima dopo un mese di gesso, tutore, stampelle e disagio: ho buttato tutto a mare e ora volteggio come un derviscio (no, devo sempre fare attenzione quando cammino, ma almeno cammino). E dunque, di cosa parliamo oggi? Io direi che l’argomento del momento è la transfobia.
La transfobia, cioè la fobia e la conseguente discriminazione delle persone transgender, è se vogliamo una fattispecie molto particolare di un atteggiamento generico e molto diffuso tra gli esseri umani che è la xenofobia. Spesso usiamo impropriamente il termine xenofobia come sinonimo di razzismo. Ma le due parole non vogliono dire la stessa cosa. Xenofobia (dal greco xenos=estraneo e phobos=paura) è la paura di ciò che è diverso da noi, che ci è appunto estraneo, che al limite è “mostruoso” (cioè che oltrepassa i limiti della “normalità”). Ecco spiegato il motivo del titolo di questa uscita, che non vuole in nessun modo essere discriminatorio ma che anzi riprende il titolo di un illuminante pamphlet di Paul B. Preciado “Sono un mostro che vi parla”.1
Te ne parlo oggi perché da un paio di settimane, nel Regno Unito, è uscito l’ormai famigerato rapporto Cass, un documento (questo sì abbastanza mostruoso) di quasi 400 pagine con 12 appendici2, frutto del lavoro pluriennale della dottoressa Hilary Cass nel suo ruolo di presidente della Independent Review of gender identity services for children and young people. Se ricordi, già la volta scorsa ti avevo linkato un paio di articoli che parlavano di questa indagine sottolineando come vengano messe in discussione terapie ormonali consolidate da una decina d’anni. Il dibattito è ancora molto vivace (vedi ad esempio qui e qui sul Guardian), ed è inevitabile per un tema divisivo, che trascina con sé un carico di disinformazione e discorsi d’odio senza fine.
Insomma, il rapporto Cass ha tutti i crismi di un corposo documento medico… se non fosse che la Cass è una pediatra non specializzata in cure per l’affermazione di genere, che la metodologia scientifica usata in questo studio è quantomeno discutibile e soprattutto se non fosse che in diversi punti emerge una malcelata transfobia. Ma di questo ha parlato in modo molto puntuale
nella sua ultima newsletter “Il rapporto Cass è una polpetta avvelenata”.Quello che mi preme sottolineare, prendendo spunto da questo dibattito, è la sempre maggiore necessità di riconoscere e accogliere nel discorso collettivo le identità transgender. Ma il maschio bianco etero cis ha da poco (mal)digerito i fr*ci, che facciamo, adesso legittimiamo anche i trans? Ancora troppe persone (non solo maschi) si riferiscono alle persone transgender con appellativi imprecisi che hanno un nemmeno troppo vago sentore di insulto: travestiti, travoni, transessuali. Per essere chiamati così non c’è nemmeno bisogno di essere veramente transgender, basta deviare un minimo dalla norma dello stereotipo maschile o femminile. Io, che mi riconosco nel genere maschile e sono comunque abbastanza etero e cis, da adolescente venivo preso ferocemente per il culo e chiamato “ibrido” solo perché mi piaceva truccarmi o ballare in modo strano (la vita di provincia non tollera questo tipo di manifestazioni).3
Allora, ripetiamo insieme: l’orientamento sessuale (mi piacciono i maschi, le femmine, entrambi, mi piacciono le persone trans o nonbinary, mi piacciono tutti indiscriminatamente, non mi piace nessuno) è una cosa. L’identità di genere (mi sento più uomo, più donna, una via di mezzo, nessuno dei due, oscillo a seconda dei giorni) è totalmente un’altra cosa, indipendente dall’orientamento sessuale. L’espressione di genere (mi piace vestirmi o presentarmi in modo non conforme a quelle che sono le aspettative associate al mio genere, nella mia quotidianità o in contesti più prettamente performativi) è un’altra cosa ancora, ovviamente indipendente dalle prime due.
Immagina di avere, sul torace, tre slider scorrevoli che puoi posizionare in un punto specifico tra eterosessualità e omosessualità, tra uomo e donna, tra mascolinità e femminilità: ognuno di questi slider può essere regolato anche più volte nel corso della vita. Una persona può essere un maschio bisessuale che si identifica nel genere maschile ma si veste con accessori femminili, e magari dopo un certo tempo scoprirà di avere una preferenza per le femmine e inizierà a vestirsi in modo più mascolino, oppure il contrario, chi lo sa.4 E tutto questo è indipendente da quello che ti ritrovi tra le gambe!
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Negare l’esistenza dell’identità di genere così come quella dell’espressione di genere appiattisce tutto sul “con chi scopi”, riduce la complessità di una persona e soprattutto rischia di fare del male proprio a quei bambini al cui bene proclamiamo di pensare. Le preoccupazioni sulle transizioni di genere in età adolescenziale, esattamente come le preoccupazioni su embrioni appena aggrappati alle pareti di un utero sono semplicemente espressioni di una volontà di controllo patriarcale sui corpi (delle persone trans o delle donne) mascherate da “qualcuno pensi ai bambini”. Il rischio di suicidio, peraltro, tra gli adolescenti transgender che vivono in un ambiente ostile, è altissimo.
È esattamente per questo motivo che - negli anni - sono sempre di più le rappresentazioni normalizzate di identità trans nei media. Ne è passata di acqua sotto i ponti dai tempi di Quel pomeriggio di un giorno da cani: ricordi il vecchio film del 1975 con Al Pacino che urlava “Attica! Attica!” alla polizia? I soldi della rapina gli servivano per pagare la transizione di genere al suo partner!5 Dopo quello siamo passati all’associazione durata fino a quasi tutti gli anni ‘90 transgender=killer (pensa solo a Il silenzio degli innocenti). Dobbiamo aspettare il 1997 e La mia vita in rosa per avere una rappresentazione non distorta e non parodistica di una ragazza trans. Dal 2000 in poi abbiamo l’imbarazzo della scelta, da Breakfast on Pluto a Transamerica, da Tomboy a Laurence Anyways, da Dallas Buyers Club a Tangerine fino al recentissimo Orlando, My Political Biography.6
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In conclusione, noi maschi etero cis non abbiamo - e non possiamo avere - la minima idea di come si può sentire una persona transgender e di quali ostacoli si trova davanti nella vita, esattamente come non abbiamo idea di cosa voglia dire a livello fisico e psicologico una gravidanza, un parto, una interruzione di gravidanza o un ciclo mestruale, tutte cose sulle quali faremmo meglio a evitare di pontificare. Possiamo però esercitare la nostra curiosità e allenare la nostra empatia dialogando con persone trans, assicurando loro una visibilità7 (cioè vedendolə e riconoscendolə) e cercando di capire un punto di vista di cui noi non potremo mai fare esperienza. Non è obbligatorio studiare sui libri: basta ascoltare.
Linkando qua e là
Articoli, post, notizie che mi hanno fatto pensare “aspetta che me lo segno per Patrilineare”…
Tradwife on the loose - Illustrazione elaborata con Pikaso AI
Una risorsa interessante per donne in gravidanza, o che desiderano una gravidanza, o che hanno partorito da poco: Frida Uncensored è il progetto di un brand di prodotti rivolti a questo target che mi piace citare per un discorso legato alla censura. Il sesso e la rappresentazione dei genitali sono follemente e ostinatamente censurati dai media on line. L’unica strada è quella di aprire siti indipendenti (seppure corporate) come questo.
Il mito delle femministe che odiano gli uomini è nuovamente spiegato “for dummies” in questo bell’articolo di MS. Magazine. Ovviamente le femministe non odiano gli uomini: odiano il patriarcato, che mette gli uomini in una situazione di privilegio obbligandoli però nello stesso tempo a sottostare al giogo di uno stereotipo tossico.
Sempre da Ms. Magazine, un approfondimento sul trend allucinante delle Tradwives. Qui si parla di come il “sogno” della tradwife si può infrangere malissimo di fronte a un divorzio. Se vuoi saperne di più su questo bizzarro movimento tradizionalista, ti consiglio un pezzo di Il Sussidiario, uno di La Svolta e l’imprescindibile analisi del New Yorker.
La funzione educativa di RuPaul's Drag Race: su questo io non ho mai avuto dubbi.
Da
, un articolo su come il parlamento europeo ha inserito - vivaddio - la possibilità dell’interruzione volontaria di gravidanza tra i diritti fondamentali dell’Unione Europea. Per contro, in Italia, ancora stiamo a menarcela con le associazioni pro-vita. La situazione è complessa e mutevole (solitamente in peggio), quindi l’attenzione va tenuta alta.Più sopra abbiamo parlato del rapporto Cass, che essendo al momento un fenomeno tutto inglese non ha grandissimi riscontri sulla stampa italiana se non per mezzo di articoli sensazionalistici. Il Post invece fa un riassunto equilibrato della questione.
Da
e Francesca Fiore (le Mammadimerda) arriva la petizione per le scuole aperte d'estate. Che ovviamente non significa aumentare i giorni di frequenza scolastica, bensì rimodulare il calendario adeguandolo alle esigenze attuali, favorire attività di centri estivi nelle scuole e ovviamente promuovere interventi strutturali tipo mettere dei condizionatori. Ma fai prima a leggere il pezzo di Wired. E firma, se puoi!8Ne abbiamo già parlato altre volte su Patrilineare9: Eugenio Giannetta su Lucy scrive “Uomini che odiano i loro corpi”, a proposito di disturbi alimentari maschili, dismorfismo corporeo e grassofobia. Trigger warning: io ho pianto leggendolo, quindi vedi tu.10
Dialoghi con Giancoso
Giancoso ti vede che leggi Patrilineare, e ti lancia uno sguardo di disapprovazione. Lo sanno tutti che a leggere Patrilineare poi diventi gay. O transgender. O anche solo ti metti lo smalto.
Portrait of Giancoso (nella sua posizione difensiva) - Photo by karlyukav on Freepik.com
Giancoso - Ma perché voi sinistri siete fissati con l’educazione sessuale a scuola? Non ti sembra una cosa che dovrebbe risolversi in famiglia?
Patrilineare - Grazie Giancoso per aver riesumato l’espressione “sinistri” che non sentivo da un po’, la trovo sempre molto efficace. Allora, sì: è ovvio che l’educazione sessuale (e affettiva, non dimentichiamolo) deə bambinə andrebbe gestita in famiglia. Ma penso che possa concordare anche tu che: 1) una larga percentuale di famiglie italiane non si sogna nemmeno di parlare di questi argomenti fino alla prima mestruazione o alla prima polluzione notturna (e a quel punto è già troppo tardi); 2) famiglia e scuola devono lavorare insieme per l’educazione dei giovani virgulti. Ne consegue che è fondamentale che nelle scuole di ogni ordine e grado venga affrontato l’insegnamento di questa materia, possibilmente a persone specializzate, nella semplice osservanza degli standard europei articolati per fasce di età differenti. Peraltro secondo me dovrebbe esserci anche l’educazione finanziaria, fin dalle elementari: si sa che sesso e soldi sono alla radice di molte diseguaglianze e violenze…
Giancoso - Ma il problema non è che gli spieghino come nascono i bambini, il problema è che li indottrinano con il GENDER e gli fanno vedere come masturbarsi.
Patrilineare - Aaaah, ma certamente. Il problema per te è che andrebbe bene fare le api e i fiori, la conformazione dei genitali e come si sviluppa il feto nella pancia della mamma, puoi forse ancora sopportare che si srotoli un preservativo su una banana, ma al di là del sesso biologico non deve esistere nulla. Invece è importante che si parli (a tempo debito e con linguaggio adatto all’età) di orientamenti sessuali, di identità di genere, di espressione di genere e soprattutto è importante parlare serenamente non soltanto di riproduzione o di malattie sessualmente trasmissibili, ma di pia-ce-re. Ti assicuro che gli esperti in materia non vanno nelle scuole a masturbarsi in aula, ma sicuramente parlano della masturbazione come di una cosa normale, che dà piacere e contribuisce alla conoscenza del proprio corpo.
Giancoso - Io dico solo che negli ultimi dieci anni i ragazzini stanno diventando tutti fluidi, o trans o cosa diavolo d’altro si inventano. Se facciamo come dici tu diventa ancora peggio.
Patrilineare - Guarda, io non credo proprio che un insegnante di educazione sessuale e affettiva possa far diventare un bambino gay o transgender semplicemente parlandogli dei fatti della vita. Le soggettività diverse da quelle eterocis sono sempre esistite, semplicemente nell’ombra, nella vergogna o nel limbo del non detto. Nessuno “sta diventando” qualcosa, è semplicemente l’esistente che viene alla luce. A me sembra una cosa positiva. Se preferisci, puoi ritirarti un po’ nell’ombra tu.
Cosa mi gira in testa?
Come molti, credo, in questi giorni sto guardando Fallout su Prime Video, sempre più convinto che le serie di ampio respiro tratte dai franchise videoludici di maggiore successo siano i “nuovi film di supereroi” (in un momento storico in cui Marvel e DC non sono mai stati così irrilevanti). C’è una bella recensione di Nerdcore in proposito. Per il resto sono sempre più nel gorgo dei film A24, dei quali ambisco a diventare “completista”, grazie alla lista delle Polpette di
. Una cosa divertente che farei altre dieci volte: vedere lo spettacolo “Brutta” di con Cristiana Vaccaro. Una sorprendente trasposizione scenica da un libro già godibilissimo (e occasione per abbracciare Giulia di persona nella data torinese). Se riesci, vai a vederlo anche tu!La locandina di “Brutta” di Giulia Blasi con Cristiana Vaccaro
Se cerchi musica nuova per le tue orecchie, stavolta devo veramente consigliarti The Collective, il nuovo album di Kim Gordon (dei Sonic Youth). Per me lei è una dea assoluta del rock e questo disco entra di sicuro nella lista dei migliori dieci dell’anno: cioè, a 70 anni sta ancora così, ragazzi, mangia in testa a tutti quanti!
Detto ciò, ti ringrazio e ti saluto, ché anche stavolta abbiamo fatto tardi (ma sono io che la faccio troppo lunga, lo so). Stai bene, spandi amore e consapevolezza, non giudicare gli altri e non farlo nemmeno con te stessə. E… non dimenticarti di mettermi un cuoricino, un commento un restack.