Le colpe dei padri
Questo è un numero zero. Patrilineare deve ancora prendere forma e sinceramente devo ancora capire dove voglio andare a parare...
…detto ciò, forse è meglio che per prima cosa mi presenti.
Mi chiamo Pietro Izzo, ho superato i 50 anni e sono un maschio etero cis.
Più o meno, dai: lo sappiamo che queste etichette non sono mai così nette.
Soprattutto, ai fini del contesto in cui ci troviamo, sono un padre.
Ovviamente non è tutto. Sono anche un professionista della comunicazione con una trentina d’anni di esperienza nel digitale (fa subito boomer dire una cosa del genere, ma tant’è). Di spazi per comunicare le mie cose, volendo, ne ho parecchi. Ho cominciato venti anni fa con un blog che esiste ancora ma che sinceramente ha un po’ fatto il suo tempo, ho proseguito con “n” canali social dove da qualche mese non mi manifesto più per sopraggiunta nausea.
Ha senso buttarsi in una newsletter? Me lo sono chiesto molte volte negli ultimi tre anni (sì, sono un po’ lento quando si tratta di portare avanti i miei progetti segreti). Da diverso tempo ormai, il mio interesse si è focalizzato sulle questioni di genere e su tutto quanto ruota intorno al tema, dal linguaggio inclusivo alla violenza sulle donne, dagli studi sul genere maschile all’analisi dei femminismi e in particolare del femminismo intersezionale.
Come padre di figlio maschio ormai decenne, sento moltissimo la responsabilità (non la “colpa”, quello era solo un modo per produrre un titolo ad effetto) che come padri abbiamo, tutti, nel trasmettere alle nuove generazioni valori ed esempi diversi da quelli che sono stati trasmessi a noi. A me per primo, che ho dovuto compiere 50 anni prima di riconoscere e poter chiamare per nome i lacci e le catene che il patriarcato mi impone.
Negli ultimi tre anni ho scritto, cestinato, riscritto, lasciato riposare, rimodellato un po’ di cose. Non sapevo dove metterle e ho pensato di raccoglierle qua. A seconda del mood del momento.
Perché ora? C’è l’imbarazzo della scelta, in questa estate infernale. Gli ultimi casi di cui ho letto, con grandissimo disagio: la sentenza di assoluzione arrivata dopo cinque anni per due stupratori di Firenze (“non avevano capito che il consenso era stato negato”) e naturalmente il caso aberrante dei sette stupratori di Palermo (quello dei “cento cani sopra una gatta”).
Una persona che seguo e stimo ha scritto riguardo alle “colpe delle madri”, invocate dalla stampa e dall’opinione pubblica in particolare sul caso di Palermo. E la domanda, molto chiara, era: “I padri, dove sono?”.
Sono qui. Siamo qui, se volete.
Se vi iscrivete, io proverò a raccontarvi cose, cose che vivo, cose che leggo e che vedo, cose che mi toccano (o come si dice oggi “mi triggerano”) come padre, come maschio, come femminista. Se ci riuscirò, se renderò interessanti questi temi per altri maschi, mi riterrò soddisfatto.
Ah, un’ultima cosa. Faccio un ringraziamento preventivo ad una serie di persone che in molti casi non conosco de visu ma che mi hanno influenzato molto nei famosi ultimi tre anni: Lorenzo Gasparrini, Alessandro Giammei, Ella Marciello, Giulia Blasi, Flavia Brevi, Lorenzo Fantoni, Mafe De Baggis, Vincenzo Marino, Valerio Bassan, Manolo Zocco, Andrea Barbera, Gabe Silvan, Daniela Losini.
E naturalmente, Michela Murgia.
Ci si legge, allora. A presto.